La forza dei testimoni all’Università e al Saffi
«Siete l’ultima generazione che ha la possibilità di incontrare i testimoni che hanno visto e vissuto la Shoah, fatelo». Il consiglio viene da Yiftach Ashkenazy, formatore israeliano dello Yad Vashem (l’ente per la memoria della Shoah di Israele) che ha parlato ieri a una platea di studenti e professori in un’aula del dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Firenze.
«Una testimonianza raccontata dal vivo porta con sé tutto il carico di sensazioni e esperienze provate in prima persona, ascoltarla vi farà vedere il mondo con occhi diversi. Stiamo raccogliendo video dei racconti dei sopravvissuti, ma guardare un video e incontrare un testimone non è la stessa cosa». Alla vigilia del Giorno della Memoria (il 27 gennaio, la data simbolo dell’entrata delle truppe dell’Armata Rossa, nel 1945, nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau), il Centro per l’Unesco di Firenze ha organizzato due incontri coordinati dalla professoressa Silvia Guetta, dopo il seminario di ieri all’Università sul valore delle testimonianze (che un gruppo di dottorandi ha voluto dedicare anche a Giulio Regeni, torturato e ucciso in Egitto un anno fa) è in programma stamani (dalle 10.30) il secondo incontro all’istituto alberghiero Saffi per parlare dei «Giusti tra le nazioni», donne e uomini che con coraggio hanno salvato delle vite, tra loro anche il campione di ciclismo Gino Bartali dichiarato «Giusto» nel 2013.
«Col passare del tempo, il numero dei sopravvissuti alla Shoah si riduce sempre di più. Questo — osserva Guetta — solleva interrogativi circa la forza e l’autorità della testimonianza della Shoah. Qui si trova una grande sfida pedagogica. Noi tutti abbiamo l’obbligo morale di sapere e di ricordare, di conoscere e avere memoria».