Corriere Fiorentino

I DUELLI DI IDEE? CHE NOSTALGIA

- di David Allegranti

Lo scontro nel Pd è latente o evidente da quando il partito esiste, fa parte della sua natura (ed è giusto così) come dimostrano anche le competizio­ni degli ultimi anni. Le primarie fiorentine, le primarie per la premiershi­p e il congresso. Ma nel 2009, nel 2012 e nel 2013 c’era perlomeno qualche idea attorno a cui discutere. C’era un senso politico dietro lo scontro. Matteo Renzi concorreva alla guida del Pd e, conseguent­emente, alla leadership del governo, e gli altri si opponevano. C’era un dibattito vero, per quanto limitato. Una differente visione di città, poi di partito, della società e dell’economia. Lo scontro di oggi invece pare serva soprattutt­o a regalare voti al M5s. Enrico Rossi ha aperto le ostilità contro Renzi, non è ancora chiaro se con il suo disegno vetero-socialista voglia solo primeggiar­e in questa specie di pre-primarie virtuali che dovrebbero anticipare il congresso. Congresso che però è fissato per la fine dell’anno e che il segretario del Pd non intende anticipare; l’unica cosa che Renzi vuole raggiunger­e il più velocement­e possibile sono le urne, prima del 2018. Poi c’è Massimo D’Alema, tra i più formidabil­i battutisti della prima e della seconda repubblica, che già ha distrutto Prodi, abbattuto Veltroni e sabotato Bersani, e ora vuole spodestare definitiva­mente il leader del Pd. Annuncia scissioni, nuove Cose de sinistra, muove pedine. Poi ci sono Michele Emiliano, il nuovo vecchio sceriffo del Mezzogiorn­o, e Roberto Speranza, di cui non è mai chiara la consistenz­a. Certo, c’è anche Renzi in lotta contro se stesso. Da quando ha perso il referendum, pure la rotta s’è smarrita. L’unica cosa che sappiamo è che vuole andare al voto subito, ma non si capisce con quali idee. Per il momento è chiaro solo che Renzi vuole inseguire il M5s sul suo terreno, dopo averci già provato peraltro durante la campagna referendar­ia, con gli slogan sui politici e gli stipendi da tagliare. Di fronte all’indebolime­nto — per non dire disgregazi­one — dell’Ue che Trump e qualche suo amico vorrebbero, le sortite dell’ex premier lasciano perplessi. «L’Europa manda una letterina all’Italia sullo 0,2%, l’Europa anziché ragionare e riflettere dei massimi sistemi, anziché domandarsi qual è il nostro ruolo in questa fase qui, fa lo 02, il prefisso per chi chiama da fuori Milano», ha detto Renzi all’assemblea di Rimini di domenica scorsa. Praticamen­te, per Renzi l’Europa è un D’Alema qualunque. Una macchietta. Non granché, specie se dall’altra parte furoreggia­no gli antieurope­isti.

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