Stadio Ariston
Masini: «Sul palco di Sanremo, come un rigore»
Marco Masini è come il piccolo Nino della canzone di De Gregori, non ha paura di tirare un calcio di rigore: «Salire sul palco dell’Ariston è come mettere la palla sul dischetto, guardare il portiere in faccia e pensare: ora dove gliela tiro? Quando lo fai l’ottava volta non ti senti affatto più sicuro, nemmeno più tranquillo. Anzi la pressione è maggiore. Hai più paura di sbagliare, perché il portiere ormai ti conosce».
La metafora calcistica ci sta: «La prima sera di Sanremo, il 7, ci perdiamo Roma-Fiorentina e per la finale FiorentinaUdinese — dice Masini con un plurale che comprende sia lui che il conduttore Carlo Conti, entrambi sfegatati viola — O almeno se le perde Carlo, visto che io canto per tre minuti e mezzo e poi mi cerco una televisione. Lui, se vuole, potrà chiedere il cambio e farsi sostituire dalla De Filippi».
Si sente subito, dal tono scherzoso e dalla scelta delle parole, che Marco Masini, 52 anni, è «un uomo sereno, in pace con me stesso, felice di essere diventato grande». È anche «più consapevole, della vita e del mondo, che mi dà la freddezza di reagire in maniera diversa da quando cantavo la rabbia generazionale negli anni Novanta». Avrebbe anche voglia di un figlio se non fosse, scherza, che rischierebbe di passare per nonno più che per babbo. Sono passati 26 anni e sette festival. Di cui due vinti: nel 90 tra le nuove proposte e nel 2004 tra i big. «Mi sono dedicato all’attività sportiva e alla dieta per combattere l’età, anche se tanto vince sempre lei, e pazienza». Porta la canzone Spostato di un secondo che «è un pensiero, una riflessione, un percorso umano, che forse ha a che fare con l’età che avanza perché mi ritrovo a fare dei pensieri che prima nemmeno mi sfioravano».
Ma ha «un’idea utopistica, via via che ci pensi quando guardi alla tua vita costellata di errori, vorresti capire cosa sarebbe successo di diverso se potessi tornare indietro e spostare le cose di un secondo». Una canzone bifronte. A seconda di come la canti può essere pessimistica, disillusa, rassegnata. O al contrario piena di speranza, positività. «Ma questo lo lascio interpretare a voi che ascoltate, anche se per me questo è un momento molto positivo». Resta il fatto che «è un sogno, perché ho scoperto che più si va avanti con gli anni e più si sogna, mentre da ragazzo pensavo che la vita fosse già un sogno di per sé e quindi non ragionavo sul futuro».
Per il cantautore fiorentino — uno dei 4 che rappresenteranno la Toscana a Sanremo: con lui il carrarino Gabbani tra i big e poi Tommaso Pini e Francesco Guasti tra le Nuove Proposte — è «un momento di sperimentazione artistica, in cui mi diverto, ripenso alla mia adolescenza da musicista, ai primi sintetizzatori che usavo nel 78, e ho recuperato il mio background elettro-pop, fondendo diversi universi artistici». Ma la nostalgia no, quella è bandita. «La vita comincia oggi, sempre — prosegue — A guardare indietro certo che non rifarei tutto, ma non sono pentito di niente». Per la serata delle cover renderà omaggio all’amico prematuramente scomparso due anni fa Giorgio Faletti cantando Signor Tenente «una canzone geniale e attuale, ma mai ricantata» che il comico, cantante e giallista portò al Festival tra grandissimi applausi nel 1994. Durante la settimana sanremese uscirà anche il nuovo disco. Che si intitola come il brano in gara. Subito partirà il tour promozionale nelle librerie che debutterà il 14 febbraio a La Feltrinelli di Firenze. Mentre il tour di concerti prenderà il via il 30 aprile dal Teatro Verdi di Montecatini, poi il 10 maggio all’Obihall.
Sono in pace con me stesso e felice di essere diventato grande La mia canzone ha a che fare con l’età che avanza
Ho recuperato il mio background elettro-pop ma la nostalgia è bandita La vita per me comincia oggi