Pistoia-Santiago, rivive il rito del cammino
Domani torna la tradizione della benedizione dei pellegrini legata al culto di San Jacopo
Nel cuore dell’inverno, a partire dal medioevo e per molti secoli, i pellegrini diretti a Santiago di Compostela ricevevano a Pistoia la benedizione dal vescovo prima di mettersi in cammino. Un antico rito che coincideva con la festa della presentazione di Gesù al Tempio e la Candelora, e che rivivrà, dopo lungo tempo, domani.
«La città divenne importantissima dal XII secolo, con l’arrivo della reliquia di San Jacopo, sepolto a Santiago, e diventato poi patrono di Pistoia: i pellegrini, al solo scopo di vederla, iniziarono a deviare dalla via Francigena», spiega lo storico Paolo Caucci von Saucken, professore emerito dell’università di Perugia e rettore della Confraternita di San Jacopo di Compostela. Questa è l’unico soggetto italiano a rilasciare la credenziale, cioè il documento di viaggio che attesta identità e intenzioni del viandante. Caucci interverrà nella giornata promossa da Comitato di San Jacopo, diocesi e Cattedrale insieme al Centro italiano di studi compostellani di Perugia, da lui diretto. Alle 15,30, nella cappella di San Jacopo della cattedrale, ci sarà la benedizione del vescovo Fausto Tardelli secondo l’antica formula. Alle 16,30 Caucci presenterà a Palazzo dei Vescovi il volume De Peregrinatione (ed. Centro studi compostellani), con saggi di studiosi europei. In piazza è prevista anche un’esibizione di sbandieratori e musici della Compagnia dell’Orso.
In occasione dell’invito di Tardelli e di Pistoia capitale, la Confraternita guarda a una collaborazione che potrà diventare sistematica: «È un’occasione eccellente per rilanciare la tradizione — afferma Caucci — perché oggi assistiamo a una rinascita del pellegrinaggio in tutte le direzioni. Che sia verso Roma, Santiago o Gerusalemme, entrano in gioco anche fattori turistici e culturali, ma lo sfondo resta il fattore religioso».
Per Pistoia, il pellegrinaggio medievale «ha significato una precisa identità in Toscana, basti pensare all’altare realizzato per accogliere la reliquia, in argento massiccio dorato», dice Lucia Gai, storica del Comitato San Jacopo, la quale ricorda le tracce del culto nella vita locale, dal folklore ai modi di dire. «I pellegrini, come indica la parola stessa, camminavano per i campi e la strada se la facevano da soli — precisa — perciò la via Francigena non è un tracciato unico, ma un itinerario fatto di facili strade, che ancora oggi offrono la vista di borghi, croci e antiche masserie, insieme alla possibilità di toccare la storia con mano».