Alla Sala Vanni il pianista che suona contro l’Isis
Il 16 dicembre del 2012, di fronte alla distruzione, alla fame, agli spari, ai qaedisti e all’esercito siriano nel campo profughi Yarmuk alle porte di Damasco, il giovane palestinese Aeham Ahmad si mise al pianoforte e rispose, con Beethoven, alla barbarie. Un esodo di 140 mila disperati, 18 mila ostaggio degli jihadisti. E lui, con il suo pianoforte portato in strada tra le macerie con un carretto per suonare e regalare sollievo e speranza. Da quel momento soprannominato «il pianista di Yarmuk» è divenuto simbolo nel mondo della musica e della cultura che si oppongono alle armi. Quattro anni dopo questo ragazzo dell’89, dieci anni al Conservatorio di Damasco e poi costretto a vendere falafel per sopravvivere, gira il mondo con il suo pianoforte e il suo messaggio di pace. Domani sera (ore 21) è di scena alla Sala Vanni in piazza del Carmine. L’anno scorso ha inciso il suo primo album «Music for Hope», tra musica classica e canto arabo. E ha ricevuto il Premio Beethoven. Prima del concerto si terrà un incontro-intervista con il pubblico, sempre in sala Vanni (a ingresso libero), durante il quale sarà proiettato il documentario corto «Blue» di Abo Gabi, che vede Aeham Ahmad tra i protagonisti, e che è stato presentato all’ultima edizione di «Middle East Now».