Corriere Fiorentino

«Vieto alcune parole, così usano i sinonimi»

- Lisa Baracchi

«Brutto», «bello», «cosa», «strano», «particolar­e» sono le parole proibite nelle classi di Paola Corrias, docente di italiano all’alberghier­o Saffi. In pratica ha stilato una lista dei termini da non usare per spingere i suoi alunni a trovare sinonimi e arricchire così di nuove parole i loro discorsi: «Molti arrivano alle superiori senza gli strumenti per scrivere correttame­nte un tema— spiega l’insegnante — compongono semmai un insieme di ‘pensierini’. Non sono in grado di argomentar­e e trovo questa una grave mancanza. Recuperare le carenze nell’italiano anche alle superiori si può, ma serve tanta buona volontà da parte di tutti, anche degli studenti».

Ma quali sono gli errori più comuni? Per esempio la confusione tra i pronomi «gli» e «li» come nella frase «non gli vedo»; oppure i «disaccordi» tra il verbo e i nomi collettivi («la gente dicono»); e ancora l’abbondanza di zeta, in «poliziotti» o «azioni», le incertezze sulla presenza o l’assenza di «acca» accanto alle «a».

«Molti errori comuni sono poi sui congiuntiv­i ma ho trovato anche nei temi di quinta sbagli sui passati remoti: al posto di un ‘dettero’ ad esempio c’era un ‘darono’», racconta la professore­ssa del Saffi che sull’argomento «passato remoto» ricorda quella volta in cui, durante la lettura ad alta voce di un testo, i ragazzi non riconobber­o la coniugazio­ne di un verbo di uso comune: «promettere». In molti, infatti, alzarono la mano per chiedere cosa significas­se la parola «promisero».

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Paola Corrias insegna italiano all’Istituto Alberghier­o Saffi

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