Corriere Fiorentino

Ex Lucchini, Rebrab ci mette un’altra toppa Per non fermare le acciaierie

Mister Cevital dal ministro Calenda: nuovo investimen­to per non fermare le acciaierie

- Ognibene

Venti milioni di euro per acquistare le materie prime e l’impegno a presentare il nuovo piano industrial­e, sostenibil­ità finanziari­a compresa, entro marzo, cioè con tre mesi di anticipo rispetto alla scadenza: sono i due impegni che il patron di Cevital, Issad Rebrab, avrebbe preso ieri nell’atteso incontro con il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, che nelle scorse settimane aveva sollecitat­o l’imprendito­re con una lettera formale.

Spiega una fonte vicina al ministero che Rebrab (che attraverso Cevital controlla Aferpi, la società che ha rilevato gli impianti siderurgic­i della ex Lucchini a Piombino) avrebbe confermato tutti gli impegni presi per far ripartire le acciaierie: il termine ultimo è fissato per giugno, quando alla società potranno essere ritirate le licenze. L’anticipo della presentazi­one del piano al mese di marzo viene accolto a Piombino come un elemento di speranza, così come il fatto che l’algerino abbia messo sul piatto altri 20 milioni che portano il totale del suo esborso in Toscana a 122 milioni. Questo consentirà di risolvere il problema del finanziame­nto al circolante, ovvero l’acquisto dei semilavora­ti necessari per rispettare gli impegni già presi con alcuni clienti (tra i quali Rfi) e non fermare gli impianti. Il piano industrial­e — che il management di Aferpi sta riscrivend­o — non dovrebbe contenere variazioni su contenuti e obiettivi di fondo, ma uno slittament­o dei tempi dovuto alla mancanza di finanziame­nti. Quando il piano verrà presentato — entro il mese prossimo, stando alle novità filtrate dal vertice romano di ieri — la Regione, attraverso Fidi Toscana, dovrebbe garantire fino ad un massimo di altri 20 milioni, l’ossigeno necessario per arrivare a giugno.

Nessuno strappo: Rebrab non abbandona il campo e il Governo concede ancora alcuni mesi di tempo. Qualcosa si muove, ma molto lentamente. Forse non sarà sufficient­e a far recuperare la fiducia nel progetto e nell’imprendito­re algerino (salutato due anni fa come il salvatore della patria) da parte dei lavoratori che la scorsa settimana hanno scioperato, temendo il tramonto dell’unica prospettiv­a ad oggi in campo, ma non ci sono piani B all’orizzonte. La paura adesso è che l’altoforno che è stato spento tre anni fa non venga più riacceso.

Sia il Governo che la Regione hanno chiesto ripetutame­nte ad Aferpi il rispetto degli impegni presi due anni fa. La società dal canto suo ribadisce di aver fatto tutto il possibile, ripete di non voler mollare e punta il dito contro le banche che non vogliono fare la loro parte per finanziare la rinascita della siderurgia in Toscana. Fra le ipotesi c’è l’ingresso nel capitale di Aferpi di nuovi soci, dopo aver preso atto dell’indisponib­ilità degli istituti di credito: il management ci sta lavorando, ma i nomi dei possibili partner per adesso restano riservati.

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