E alle 9,45 se ne va l’ultimo internato Direzione Volterra
La barba grigia di un paio giorni, gli occhi che cercano di capire tutto ciò che è possibile, al di là del sedile del passeggero della camionetta della polizia penitenziaria. È seduto dietro, l’ultimo internato che lascia l’ospedale psichiatrico giudiziario. Il viaggio verso la Rems di Volterra inizia alle 9.45, ieri mattina. E di certo lui, l’ultimo, non sa, che cosa rappresenta. Dopo 130 anni, a Montelupo, non c’è più un internato. Il «manicomio» è ufficialmente in dismissione. Dentro, dietro quel muro che lui si lascia alle spalle, ci sono ancora solo nove detenuti. Sono quelli arrivati a partire dal 2011 per iniziare un percorso di reinserimento lavorativo destinato a coloro che avevano commesso reati cosiddetti «infamanti». Sette di loro sono quelli che adesso aiuteranno nel trasloco e che fino all’ultimo giorno faranno le pulizie. «Guarda quante macchine ci sono, ma dietro quelle mura non c’è più nessuno» dice un anziano alla moglie mentre portano a spasso il cane. È come se ne fossero andati tutti. In realtà, all’interno della villa medicea, gli uffici sono ancora attivi. Spiega la direttrice Antonella Tuoni: «Continueremo ad esistere finché non ci diranno cosa dobbiamo fare». Fuori dal muro, tutto continua ad accadere come ogni giorno. Le guardie si danno il cambio, il personale sanitario entra a lavoro, arriva la posta, sempre alla stessa ora, sempre la stessa postina. Eppure, ieri, non era una giornata come le altre. Alle 9,44 il portone bianco, blindato, dell’Opg si è aperto, per far uscire l’ultimo internato. Un minuto, il tempo di sistemare le ultime carte, e la camionetta parte. Si ferma dopo qualche metro. Scende un agente, controlla ancora. E lui, l’ultimo internato, fa capolino da dietro il sedile. Guarda i giardini, guarda Montelupo. Dentro la villa, di internati come lui, non ce ne sono più. E non ce ne saranno più.