Biblioteca Nazionale, l’ira dei lettori in bus per la fermata «Nazi»
«Prossima fermata Lungarno della Zecca Vecchia Biblioteca Nazi». Lo scandisce bene l’autobus: «Nazi». Lo scrive a chiare lettere rosse scintillanti sul led alle spalle del conducente. E lo pronuncia con voce meccanica limpida e inconfondibile. E tra i passeggeri l’ironia si mischia alla lamentela. Lui è l’autobus della linea 23 che quando arriva in prossimità di piazza de’ Cavalleggeri dove ha sede la Biblioteca Nazionale Centrale si lancia in un'abbreviazione incauta e a gran voce annuncia la fermata «Nazi» che sta per «Nazionale», venti metri più avanti proseguendo sul lungarno. Termine abbreviato con un po’ troppa leggerezza, tanto che in questi mesi diverse decine di avventori della Biblioteca Nazionale hanno ritenuto di doversi lamentare e far notare alla direzione di piazza de’ Cavalleggeri «il nome decisamente inappropriato usato dall’Ataf per denominare questa fermata». Le lamentele si sono accumulate nel tempo. Scritte, telefoniche, a voce in portineria. Tanto che, il primo dicembre scorso, la direzione della Biblioteca ha deciso di rompere gli induci si è rivolta direttamente alla segreteria dell’azienda di trasporti: «Gentilissimi — scrivono dalla direzione Nazionale alla segreteria di Ataf — una collega mi segnala che, sicuramente per mancanza di spazio, la denominazione della Fermata Zecca Vecchia — Biblioteca Nazionale (così presente anche sul sito di Ataf) è stata abbreviata in Biblioteca Nazi e con questo stesso nome viene annunciata vocalmente all’interno del bus. Per motivi che è facile intuire, vi saremmo grati se l’abbreviazione potesse essere “Naz” o anche semplicemente “Biblioteca” e annunciata come “Biblioteca Nazionale”. Ringraziando per l’attenzione, invio cordiali saluti». La Biblioteca ringrazia per un’attenzione che però, a distanza di due mesi, non ha ancora avuto. «Nessuno ci ha risposto né considerato», fanno sapere. Solo nella giornata di ieri si sono contati altri sei frequentatori abituali della Nazionale preoccupati di segnalare ancora «quanto sia spiacevole sentire la parola “nazi” scandita dalla voce del computer del bus applicata a questo ente culturale». Compresa un’anziana signora che, con tono di sconforto, ha chiamato il centralino dicendo: «Sono ebrea e non riesco più a venire da voi in biblioteca con il bus perché ogni volta che arrivo alla fermata sono costretta ad ascoltare quella voce e mi sento male. Vi prego, fate qualcosa».