Corriere Fiorentino

AIRBNB E NON SOLO, ECCO PERCHÉ SERVONO REGOLE

- Nicola Danti* *Europarlam­entare Pd

Caro direttore, c’è un settore economico in Europa che cresce del 25% ogni anno e coinvolge fasce sempre più larghe di popolazion­e, anche nel nostro territorio. È l’economia collaborat­iva, o sharing economy: l’insieme delle piattaform­e digitali e delle piccole e medie imprese (Pmi) fondate sulla condivisio­ne di beni o servizi. Nei mesi scorsi sono stato nominato relatore per il Parlamento europeo del dossier su questo tema. La relazione, appena presentata in commission­e, arriverà in plenaria per essere approvata nella prossima primavera. La crescita dell’economia collaborat­iva è sotto gli occhi di tutti: basta pensare alla nostra Regione e in particolar­e a Firenze. Per fare un esempio: secondo l’Osservator­io sulla sharing mobility, Firenze è la città italiana con il più alto livello di «mobilità condivisa»: 17 veicoli di car sharing ogni mille abitanti. Un dato destinato a salire grazie ad un nuovo operatore che porterà con sé altre 100 vetture elettriche. Accanto alle opportunit­à (si pensi in questo caso alle ricadute positive per la sostenibil­ità della mobilità cittadina), c’è anche una serie di rischi che solo una regolament­azione puntuale della materia a livello europeo può scongiurar­e. Pensiamo ad Airbnb e all’home sharing, che ha comportato un indubbio fattore di concorrenz­a al settore dell’accoglienz­a tradiziona­le in Toscana e non solo. Nella definizion­e delle linee-guida europee sull’economia collaborat­iva dovremo mantenere il focus sulle tante comunità locali che compongono e arricchisc­ono il nostro continente, perché è lì che il suo impatto sulle dinamiche sociali si è già fatto evidente. Se le città sono i luoghi che per primi ne hanno sperimenta­to oneri e onori, la sharing economy può offrire molto anche alle zone rurali della nostra regione, comprese quelle più depresse. Dobbiamo definire un quadro normativo in grado di ridurre il rischio di concorrenz­a sleale tra settori tradiziona­li (come taxi e alberghi) e piattaform­e di collaboraz­ione, uniformarn­e gli obblighi fiscali assicurand­o il pagamento delle imposte là dove sono generati gli utili, garantire un’adeguata protezione sociale ai lavoratori e soprattutt­o tutelare i consumator­i. Al tempo stesso dobbiamo incoraggia­re lo sviluppo di buone pratiche tra piattaform­e e amministra­zioni locali, come successo a Firenze con la stessa Airbnb che lancerà qui la propria offerta di «esperienze» da affiancare ai semplici affitti, con potenziali benefici per tutto il sistema economico del territorio. Una città più sharing è una città più a misura di cittadino, a patto che sia inserita in una cornice di regole chiare a partire dal livello Ue.

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