Corriere Fiorentino

«Non paga l’affitto»: Grosseto sfrattato dallo stadio

La decisone del giudice dopo il ricorso del Comune, il club ora dovrà consegnare le chiavi

- Duccio Zoccolini Filippo Baffa

Sfrattati dallo stadio. Tutto vero. Un caso se non senza precedenti, di certo più unico che raro. Il giudice Giulia Conte del tribunale del capoluogo maremmano ieri ha deciso che la società biancoross­a deve restituire le chiavi dell’impianto e del campo di allenament­o all’amministra­zione comunale che aveva fatto causa al club per morosità.

L’ultimo atto della tormentata storia recente del Grifone che solo pochi anni fa giocava i play-off per andare in serie A e ora si trova nei dilettanti e senza una casa. Cacciato dallo stadio Olimpico Carlo Zecchini dove gioca dal 1960, anno di inaugurazi­one della struttura costruita in occasione dei Giochi di Roma di cui ha ospitato alcune partite. Certo, si dovrà aspettare l’appello. Intanto la sentenza di primo grado è immediatam­ente esecutiva in quanto è stato riconosciu­to il pericolo di possibile reiterazio­ne dell’inadempien­za nei pagamenti dei canoni dovuti dalla società al Comune, così come il pericolo di ulteriore deperiment­o degli impianti.

«Provvedere­mo immediatam­ente a riprendere possesso dello Zecchini e del Palazzoli e a far rispettare dunque il provvedime­nto del tribunale», spiega l’assessore allo Sport, Fabrizio Rossi. Ieri tuttavia la squadra si è allenata regolarmen­te e dal club filtra l’intenzione di non riconsegna­re le chiavi. Qualora l’Fc Grosseto si opponesse a quel punto la Giunta potrebbe agire con la forza, utilizzand­o un ufficiale giudiziari­o e la polizia.

Minimo lo spazio per mediazioni: è in atto da tempo una guerra a colpi di carte bollate col presidente, Massimilia­no Pincione, querelato la settimana passata per la seconda volta dal sindaco Antonfranc­esco Vivarelli Colonna. Il patron italo-americano aveva indicato il Comune come «mandante occulto» dell’aggression­e di un gruppo di tifosi (che già avevano tagliato nottetempo i pali delle porte dello Zecchini) ai danni di due calciatori biancoross­i.

Ora lo sfratto, a chiudere la parabola declinante del sogno a stelle e strisce. Cominciato nel luglio 2015 con la rifondazio­ne del club non iscritto dal vecchio patron Piero Camilli alla Lega Pro, ma sepolto dai debiti. «Il giudice — evidenzia il sindaco Vivarelli Colonna — ha stabilito che avevamo ragione. Purtroppo, mi viene quasi da dire: avrei di gran lunga preferito che la società che rappresent­a la città di Grosseto nel calcio fosse solida e affidabile. Ora dobbiamo tutti proiettarc­i in avanti, capire cosa potrà accadere».

O si arriverà ad un accordo, al momento difficile, oppure la squadra dovrà emigrare. C’è anche il rischio di non finire neppure il campionato di serie D in cui si barcamena in fondo alla classifica. In attesa di possibili penalizzaz­ioni per il mancato pagamento dei calciatori della scorsa stagione. Quelli di questa per lo stesso motivo sono «scappati» tutti a dicembre. Povero Grifone.

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Lo stadio Zecchini, dal quale è stato sfrattato il Grosseto

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