«Non paga l’affitto»: Grosseto sfrattato dallo stadio
La decisone del giudice dopo il ricorso del Comune, il club ora dovrà consegnare le chiavi
Sfrattati dallo stadio. Tutto vero. Un caso se non senza precedenti, di certo più unico che raro. Il giudice Giulia Conte del tribunale del capoluogo maremmano ieri ha deciso che la società biancorossa deve restituire le chiavi dell’impianto e del campo di allenamento all’amministrazione comunale che aveva fatto causa al club per morosità.
L’ultimo atto della tormentata storia recente del Grifone che solo pochi anni fa giocava i play-off per andare in serie A e ora si trova nei dilettanti e senza una casa. Cacciato dallo stadio Olimpico Carlo Zecchini dove gioca dal 1960, anno di inaugurazione della struttura costruita in occasione dei Giochi di Roma di cui ha ospitato alcune partite. Certo, si dovrà aspettare l’appello. Intanto la sentenza di primo grado è immediatamente esecutiva in quanto è stato riconosciuto il pericolo di possibile reiterazione dell’inadempienza nei pagamenti dei canoni dovuti dalla società al Comune, così come il pericolo di ulteriore deperimento degli impianti.
«Provvederemo immediatamente a riprendere possesso dello Zecchini e del Palazzoli e a far rispettare dunque il provvedimento del tribunale», spiega l’assessore allo Sport, Fabrizio Rossi. Ieri tuttavia la squadra si è allenata regolarmente e dal club filtra l’intenzione di non riconsegnare le chiavi. Qualora l’Fc Grosseto si opponesse a quel punto la Giunta potrebbe agire con la forza, utilizzando un ufficiale giudiziario e la polizia.
Minimo lo spazio per mediazioni: è in atto da tempo una guerra a colpi di carte bollate col presidente, Massimiliano Pincione, querelato la settimana passata per la seconda volta dal sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna. Il patron italo-americano aveva indicato il Comune come «mandante occulto» dell’aggressione di un gruppo di tifosi (che già avevano tagliato nottetempo i pali delle porte dello Zecchini) ai danni di due calciatori biancorossi.
Ora lo sfratto, a chiudere la parabola declinante del sogno a stelle e strisce. Cominciato nel luglio 2015 con la rifondazione del club non iscritto dal vecchio patron Piero Camilli alla Lega Pro, ma sepolto dai debiti. «Il giudice — evidenzia il sindaco Vivarelli Colonna — ha stabilito che avevamo ragione. Purtroppo, mi viene quasi da dire: avrei di gran lunga preferito che la società che rappresenta la città di Grosseto nel calcio fosse solida e affidabile. Ora dobbiamo tutti proiettarci in avanti, capire cosa potrà accadere».
O si arriverà ad un accordo, al momento difficile, oppure la squadra dovrà emigrare. C’è anche il rischio di non finire neppure il campionato di serie D in cui si barcamena in fondo alla classifica. In attesa di possibili penalizzazioni per il mancato pagamento dei calciatori della scorsa stagione. Quelli di questa per lo stesso motivo sono «scappati» tutti a dicembre. Povero Grifone.