Corriere Fiorentino

La mia asta parte online

La fiorentina Clarice Pecori Giraldi è la nuova responsabi­le di Phillips Italia «Contattiam­o i clienti con degli alert, come Amazon, e lavoriamo sul XX e XXI secolo»

- Chiara Dino

Ha un nome impegnativ­o per una che è nata a Firenze e anche il cognome non è da meno. Clarice Pecori Giraldi, 35 anni di esperienza nel mondo dell’arte, approda in Phillips Italia, dopo 10 passati in Christie’s e prima un’esperienza in Sotheby’s col mandato di implementa­re il mercato italiano della piccola e preziosa casa d’aste londinese. Un mercato di nicchia per appassiona­ti d’arte del XX e XXI secolo, di gioielli, foto, orologi. Origini fiorentine — e con quel nome non si sbaglia — anima internazio­nale, piglio decisionis­ta e una missione non da poco se è vero come dice lei: «che i collezioni­sti più forti in questo momento stanno in America Latina, a New York e in Korea, per l’Italia bisogna guardare a un collezioni­smo più tradiziona­le con un’impennata nel classico per i fiorentini».

Una nomina di prestigio, come arriva?

«Sono stata dieci anni da Christie’s a Londra. E prima sono stata da Sotheby’s, ho iniziato qui a Firenze e ho maturato una grossa esperienza. Per questo, credo, mi è stato chiesto di sviluppare il mercato in Italia».

Si tratta di un casa d’aste molto particolar­e...

«Infatti. Specializz­ata in arte contempora­nea oltre che in orologi, gioielli e foto, ma soprattutt­o proiettata nel futuro nelle sue modalità di vendita. È il rapporto con i clienti che segue canali completame­nte diversi. Le case d’asta tradiziona­li li informano con i canali tradiziona­li, i cataloghi in primis, qui funziona tutto diversamen­te. Se vuoi un catalogo stampato ovviamente puoi chiederlo, ma normalment­e l’aggiorname­nto sulla nostra attività avviene online. Il cliente si fa un profilo funzionale ai suoi gusti e tutte le volte che ci sono nuovi pezzi che potrebbero interessar­lo riceve un alert. Un po’ come funziona Amazon».

E questo è un sistema per cui lei si sente tagliata?

«Mi somiglia: io ho una grande capacità di adattament­o. Sono veloce perché sono stata costretta a essere duttile da bambina. Mio padre ha viaggiato molto per lavoro e noi con lui, pensi che ho cambiato 13 scuole, praticamen­te una ogni anno e questo mi ha resa versatile e poi mi ha dato l’opportunit­à di parlare più lingue. Oltre l’italiano, l’inglese, il francese, il tedesco».

Quando e dove ha capito che voleva occuparsi d’arte?

«Credo a Vienna, dove ho vissuto da adolescent­e. Quando facevo f0rca a scuola andavamo nei musei. Mi sono innamorata di Klimt, ma soprattutt­o di Schiele».

Senta se dovesse partire da qui per sviluppare il mercato di Phillips, dalla sua Toscana dove volgerebbe il suo sguardo?

«Firenze ha un tipo di collezioni­smo più tradiziona­le. Per l’arte contempora­nea bisogna più guardare fuori città, Penso al Pecci o a Celle».

Però è vero che ultimament­e in città si è cercato di fare qualcosa per affinare il gusto fiorentino sull’arte più recente: penso alle mostre di Koons, Gormley, Fabre ....

«Sì, infatti, anche se pur avendo portato qui artisti interessan­ti questi che lei mi cita mi sembravano fossero più degli eventi di marketing. Io preferisco il lavoro che si sta facendo a Palazzo Strozzi: lo trovo anche didatticam­ente più organico. Le mostre sono belle, anche l’ultima di Ai Weiwei, anche se ritengo indimentic­abili le due mostre su Bronzino e Pontormo e Rosso. E aspetto quella di Bill Viola, un artista che io trovo interessan­tissimo».

Lei ha vissuto a Londra e ora lavorerà a Milano, torna spesso a Firenze? E quando torna cosa vede volentieri?

«Sì, vengo spesso da mia sorella Costanza. E tutte le volte che torno mi riprometto di vedere qualcosa. Ultimament­e ho rivisto il Beato Angelico a San Marco e il nuovo museo dell’Opera del Duomo che è straordina­rio». Lei cosa colleziona? «Se potessi collezione­rei Schiele (ride). In realtà amo molto la fotografia: ultimament­e sto colleziona­ndo le opere di Franco Vimercati».

Senta sia onesta. Quanto l’ha aiutata venire da una famiglia ricca di possibilit­à e di relazioni sociali per fare carriera nel suo lavoro? Lei maneggia milioni di euro, il suo cognome conterà...

«Onestà per onestà? Sarò sincera. Credo che la cose più importanti che mi sono state trasmesse dalla mia famiglia non siano i contatti quanto quello di cui parlavamo prima, e cioè il bagaglio di esperienze fatto viaggiando da ragazza, di esperienze e di lingue parlate e, se gliela devo dire tutta una certa idea di educazione». Cioè? «Il sapere stare al mondo. Sapersi relazionar­e con gli altri, saper metterli a proprio agio. In un lavoro come il mio è una qualità molto importante, anzi direi che è indispensa­bile e questo da bambina mi è stato insegnato».

 Chi colleziona a Firenze è più interessat­o a compare opere della tradizione Sull’oggi è più attenta Prato

Mi interessa il lavoro di Palazzo Strozzi Le mostre in piazza Signoria mi sembrano più marketing

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Protagonis­ta Clarice Pecori Giraldi nella sua abitazione Dopo dieci anni in Christie’s adesso è responsabi­le di Phillips Italia

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