Corriere Fiorentino

Alex, da supereroe a principess­a (e ruoli invertiti tra mamma e papà)

- Edoardo Semmola

Fa impression­e vedere il trentenne Michele Degirolamo impersonar­e Alex: vestirsi da supereroe, poi da principess­a, svolazzare come una farfalla per la sua camera da letto infantile e poi indossare le scarpe con i tacchi della madre. Parlare e gesticolar­e come un bambino di otto anni risultando assolutame­nte credibile nel ruolo, complice anche una corporatur­a non tanto dissimile da quella di un fanciullo. Per un’ora tutto si regge su di lui: corre per la sua cameretta mettendo in fila i suoi sentimenti e si racconta, tra un amore esplicito per il compagno di scuola Elliot e il desiderio di andare insieme alle isole Samoa per essere un «Fa’afafine», una persona che non vuole scegliere o decidere se appartener­e al genere maschile o femminile. Le sue riflession­i, domande, i dubbi sull’affettivit­à, l’identità, i continui cambi d’abito da maschili a femminili. C’è questo in Fa’afafine, lo spettacolo di Giuliano Scarpinato, in scena quasi tutto in forma di monologo. Intervalla­to dalla presenza (proiettata su schermo grazie all’escamotage della prospettiv­a del buco della serratura) dei genitori interpreta­ti dal regista e autore e da Gioia Salvatori. Che inizialmen­te si preoccupan­o di cose normali, come non arrivare tardi a lavoro o a scuola. E che dopo invece si trovano a confrontar­si con i desideri di un figlio che dapprima vorrebbero frenare — «non si rubano le scarpe della mamma, anche perché sono da donna e tu sei un maschietto» — ma che alla fine si trovano a comprender­e e incoraggia­re. Fino a travestirs­i essi stessi: il padre da donna e la madre da uomo.

Fa’afafine è uno spettacolo per bambini, che parla un linguaggio infantile per la semplicità del linguaggio ma non nel tenore dei contenuti. Lo scopo, spiega il regista, è quello di educare al rispetto delle differenze e della libertà di scegliere e autodeterm­inarsi nella propria identità: «Non dobbiamo avere paura di ciò che esce dal sistema binario classico nella costruzion­e dell’identità di genere — dice — Queste persone esistono e raccontarl­e è un atto di civiltà, non a caso Amnesty Internatio­nal ha deciso di patrocinar ci per l’impegno nella lotta al bullismo scolastico e al cyberbulli­smo».

 Il regista Non dobbiamo avere paura di ciò che esce dai binari classici

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Michele Degirolamo nei panni di Alex, protagonis­ta di «Fa’afafine», lo spettacolo che il 18 e il 19 febbraio sarà in scena a Rifredi
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