Corriere Fiorentino

Nuovi orari, diversi da zona a zona I locali protestano già

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Orari dei locali e dei negozi possono essere decisi dai Comuni per motivi di decoro e «della vivibilità urbana, della convivenza civile, del diritto alla tranquilli­tà e al riposo dei residenti». E possono essere decisi direttamen­te nei regolament­i. Insomma, pub, ristoranti, ma anche minimarket, in alcune zone della città (ma per Firenze si può estendere a tutto il centro storico, si parla anche di zone ad «intenso flusso turistico») chiuderann­o quando vuole il Comune, se ci sono problemi per questi aspetti. Un criterio d’imperio che spaventa sia i locali che i minimarket: «Il grosso del lavoro per noi inizia verso le 10 o le 11 di sera — afferma il titolare di un minimarket — se ci chiudono prima non riusciamo neanche a pagare l’affitto del negozio. Anche se è difficile, per noi è meglio adesso che ci vietano di vendere alcolici dopo una certa ora perché se ci chiudono prima non potremmo vendere niente e non riusciremo a rimanere aperti». Ma anche chi gestisce locali non apprezza l’intenzione di intervenir­e sugli orari: «Voglio l’abbattimen­to del suolo pubblico e rimanere responsabi­le del dehors esterno, sennò posso anche chiudere il locale con questa nuova legge. Non condivido la suddivisio­ne in aree perché un simile provvedime­nto dovrebbe riguardare l’intera città. Inoltre, non è giusto che un singolo individuo, in questo caso il sindaco, decida le sorti di alcuni locali. La Prefettura, oggi, prima di mettere i sigilli ad un esercizio commercial­e fa le dovute verifiche e rilievi».

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I minimarket sono da tempo sotto gli strali del Comune, a partire dalle pubblicità per il discount sull’alcol

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