Corriere Fiorentino

Benjiamin l’inquieto e un’estate a Poveromo

- Di Luca Scarlini

Walter Benjamin era inquieto: gli eventi nell’estate 1932 stavano precipitan­do a Berlino. Nel luglio di quell’anno il filosofo comunicò al suo amico diletto Gershom Scholem da Nizza, che stava arrivando in Italia. Lo attendeva al Poveromo, presso la villa Mesquita, il suo sodale Wilhelm Speyer, noto da noi specialmen­te per La crociata dei gatti, uscito nel 1929, mentre nel 1933, a Firenze, presso Bemporad sarebbe uscito Romanzo di una notte. Di fatto «sopravvive­va con i soldi delle sigarette» che gli dava l’amico, ma poteva infine tirare il fiato, dopo un periodo di ansie. «Poveromo fa fede al suo nome: è una stazione balneare per povera gente, o comunque per famiglie modeste, dall’Olanda, dalla Svizzera, dalla Francia e dall’Italia con poche risorse e molti figli. Vivo lontano dalla confusione, in una stanza semplice, ma molto soddisface­nte». Fino a settembre si dedicò ad articoli di giornale (ne esce uno il 21 agosto sulla Frankfurte­r Zeitung), collaborò con l’amico a un testo teatrale, dal titolo Un cappotto, un cappello, un guanto, e intanto elaborò il congedo straziante dalla sua città, in forma di racconto, Infanzia berlinese intorno al 1900. A fine ottobre Benjamin tornò in Germania, disperato, senza più prospettiv­e: nel marzo seguente, dopo l’incendio del Reichstag, scappò a Parigi e lì rimase in esilio. Questa e altre storie sono raccolte nel bel volume Poveromo Terra di Poeti e sognatori, edito da Maschietto.

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Filosofo Walter Benjamin
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