Malamovida, i primi due stop
L’accelerata dopo l’approvazione del Decreto sicurezza che dà più poteri ai sindaci. Le possibili svolte e gli ostacoli Sagrati vietati di sera e minimarket chiusi dalle 20, Palazzo Vecchio prepara le ordinanze
Palazzo Vecchio vuole subito applicare il Decreto sicurezza. Il sindaco Nardella ha messo al lavoro gli uffici per due divieti anti mala movida: no ai bivacchi di notte sui sagrati delle chiese, chiusura dei minimarket alle 20.
Il giorno dopo l’approvazione del Decreto sicurezza in Consiglio dei ministri, Palazzo Vecchio è già al lavoro per applicare i nuovi poteri dei sindaci su decoro e sicurezza urbana. «C’è già un gruppo di lavoro con l’assessore Federico Gianassi e il vicecomandante vicario della Polizia municipale Marco Maccioni» spiega il sindaco Dario Nardella. I primi obbiettivi di Firenze sono due ordinanze, ora possibili grazie alle nuove competenze e poteri: una sugli orari dei minimarket, per arrivare a chiuderli già dalle 20 (o al massimo dalle 21), e una per tutelare i sagrati delle chiese, Santa Croce, Sant’Ambrogio, Santo Spirito, che si affollano nelle notti della movida.
Il vero punto di forza del decreto è che «finalmente i sindaci possono individuare i problemi su cui intervenire. Ora hanno potere di iniziativa, anche se non si travasano al sindaco tutte le competenze dell’ordine pubblico» spiega Nardella. «I sindaci possono intervenire non più solo per motivi di tutela di salute pubblica, ma anche decoro e sicurezza» commenta il direttore Anci Toscana Simone Gheri. Un potere, ma anche un onere: «Non abbiamo più alibi» taglia corto Nardella. Palazzo Vecchio aveva già avviato alcuni regolamenti o ordinanze anti movida molesta e per limitare la vendita senza freni di alcol da parte dei minimarket. «Ora stiamo pensando ad una ordinanza per evitare che dalle 20 si possa sostare sulle gradinate di Santa Croce, Santo Spirito e Sant’Ambrogio» annuncia Nardella. E poi, stop all’apertura dei minimarket in serata, si pensa intorno alle 20-21: ora c’è solo il divieto di vendita di alcolici dalle 21, spesso aggirato grazie a «pali» che avvisano dei controlli. Comunque ocpersona correrà aspettare l’intesa Stato-Enti locali per partire (e la conversione in legge del decreto). Questi divieti sono possibili grazie a due degli strumenti più efficaci del Decreto. Su altri ci sono dei dubbi. La novità più importante è la possibilità di poter emettere una sorta di «Daspo», divieti di accesso ad alcuni luoghi, per chi non rispetta altre ordinanze specifiche del sindaco: per intenderci (nel caso del divieto di bivacco sui sagrati) se si venisse colti a bere sulle scalinate di Sant’Ambrogio, i vigili potranno sia sanzionare (da 300 a 900 euro) che emettere questi Daspo, validi 48 ore. Se il Daspo non venisse rispettato, la palla passerebbe al Questore che potrebbe farne uno di più lunga durata, fino a un anno. Se la è già stata condannata (almeno in Appello) il «Daspo» si estenderebbe fino a due anni. «Io userò i Daspo, ma è uno strumento potente che va usato correttamente, altrimenti diventa un boomerang» mette le mani avanti Nardella. Perché anche lui sa che, in alcuni casi, farlo rispettare fino in fondo sarà complicato.
Dubbi ne ha anche l’ex comandante dei vigili urbani, ed esperto di sicurezza urbana, Marco Andrea Seniga. Soprattutto se il «Daspo» venisse nei confronti di accattoni, prostitute e abusivi non italiani: «Abbiamo visto l’esperienza di allontanamento degli immigrati irregolari: restano anche con il decreto di espulsione». Resto il nodo, complesso e che passa da accordi internazionali, sul possibile rimpatrio degli stranieri. Ma l’allontanamento dalle città dovrà tenere conto delle condizioni economiche, di lavoro e di salute (tema che riguarda anche gli italiani). Insomma, se non hai dove andare o di che campare, sarà complicato applicare il Daspo. «Lo sappiamo: ma c’è comunque un inasprimento delle sanzioni amministrative e penali» spiega il sindaco.