Pd, sarà una guerra lampo Dentro i circoli da riaprire
Da qui i Democratici toscani si preparano al congresso, tra sedi chiuse e calcoli sui tesserati persi
La battaglia del congresso Pd comincia dalle loro stanze, con una «blitzkrieg», una guerra lampo: in un solo giorno gli iscritti ai circoli Pd selezioneranno i possibili candidati segretari nazionali. Voto in 4-6 ore per farne restare solo 3, quelli che andranno alle primarie dove potranno votare tutti gli elettori. Circoli che però non sembra si siano già scaldati: anche perché le sedi spesso sono vuote. In qualche caso, per scelta. «Non tengo aperto più: mi son rotto le scatole, ad attendere qualcuno che non viene. Se qualcuno ci stesse, con me, magari. Però facciamo iniziative» si sfoga il segretario di Peretola-Brozzi, Mauro Manetti. Meglio va all’Andreoni, quartiere 2, ma anche in questo caso è chiuso (il biliardo invece è strapieno): «Chi la tiene aperta ora ha problemi, sennò nel pomeriggio si trova». A Vie Nuove, sede «renziana» per eccellenza, la sede è sbarrata: «Normalmente apre il lunedì sera», spiegano al bar. Ma non va meglio nel resto della Toscana: a Prato, alla Casa del popolo di Vergaio (quella di «Berlinguer ti voglio bene») sede chiusa e tra gli avventori, un tempo impegnati in infinite discussioni fino alla politica internazionale, solo uno fa una battuta sul Pd: «D’Alema? Come Albano, proprio non capisce che deve smettere di cantare». In altre due, a Chiesanuova e Galciana, si preferisce parlare di calcio. Da Pistoia a Viareggio, tra tensioni locali e futuro congresso nazionale, il quadro al massimo è di attesa per le regole del congresso che verranno decise sabato. «Le aspettiamo tutti» dice Manetti. Il segretario Matteo Renzi è stato chiaro: si applica lo Statuto. La direzione ha approvato con un plebiscito.
Filippo Fossati, deputato e coordinatore toscano di Sinistra Dem, quasi urla: «Un congresso fatto in due mesi, coi gazebo? Senza tesseramento?». Guardi che il tesseramento finisce il 28 febbraio... «Non si sa cosa si vota, cosa deve fare questo Pd — ribatte Fossati —. E in 15 giorni si vuol convincere chi è andato via, qualche tonnellata di iscritti? Come li motivi a re-iscriversi, senza capire la linea politica e cosa vogliono i candidati? Fai solo una conta». In realtà, la discussione sarà possibile, ma breve: «I circoli resteranno aperti un giorno, con 4-6 ore per votare — ribatte infervorito Antonio Mazzeo, vicesegretario Pd toscano e renzianissimo — Funziona come sempre, dal 2009 è così: perché con Bersani andava bene e ora no? Ogni candidato avrà un certo tempo per presentare la sua mozione». Ma insomma, nella Toscana che nel 2013 dette il maggior contributo a far diventare Renzi segretario, come finirà nei circoli? Sulla costa, un altro esponente della sinistra come il deputato Paolo Fontanelli ha dubbi su come andrà a finire nei circoli la «conta» per selezionare i candidati, particolarmente importante per la Toscana, vista la candidatura del presidente Enrico Rossi. «Nel 2013 anche a Pisa Renzi vinse tra gli elettori: Cuperlo si affermò nei circoli». Nei circoli vincerà la sinistra? Anche Fontanelli dubita: «Molti di sinistra non hanno ripreso la tessera. Sinceramente non so se la sinistra è più forte, ma dubito anche che Renzi abbia la stessa spinta dall’esterno che ebbe nel 2013». Qualcosa del genere successe anche a Livorno ma per il segretario Lorenzo Bacci «il problema non è che il congresso dura due mesi, ma che non finisce mai». E come va con gli iscritti? «Siamo al 70% delle adesioni rispetto ai circa 2.500 del 2016». C’è tempo, «si recupera». Ma il punto è che sono mille in meno rispetto al 2013: stesso trend in Toscana, da oltre 60 mila del 2013 sono scesi a 41 mila. E in alcuni casi, come a Viareggio, tensioni e strappi (qui Giorgio Del Ghingaro si è candidato sindaco contro il Pd e per questo è stato espulso) ha portato intere squadre di iscritti fuori dai circoli. Qui la maggioranza è renziana. Il circolo? Apre quando ci sono volontari. Il punto è che fino a qualche giorni fa i renziani, seguendo il segretario, dicevano: no al congresso, elezioni subito. Contrordine, ora invece il congresso si fa. E quindi? A Pistoia, al circolo Pd Centro storico, che ha sede presso il circolo Arci Garibaldi e che con i suoi circa 150 iscritti è uno dei più grandi in città, il coordinatore Marco Frediani, sostiene che «più che veloce o lento, è importante che il congresso sia vero, serio e incentrato sulle risposte da dare alla società. La scissione invece non è un’opzione, prima risolviamo problemi strutturali». Al circolo Hitachi, invece, non ci sono dubbi: «Essenziale un congresso veloce e poi le primarie — dice Giovambattista Grasso, renziano — per decidere chi andrà alla guida: il Pd è l’unico partito strutturato capace di contrastare l’avanzata dei populismi e delle destre. La scissione non farebbe bene né al partito né al Paese». Ma, comunque vada, ci vediamo al circolo.