Fiorentina, il tabù Germania
I viola sono riusciti a spuntarla solo due volte in Coppa contro le squadre tedesche Il ricordo della maledetta serata all’Allianz Arena in Champions, la maglia di Gomez regalata da Renzi alla Merkel
Così vicini, così lontani. Amici, nemici, alleati, complici, rivali, alcune volte stimati ma quasi sempre molto temuti. Soprattutto nel calcio. Da dove nasca l’eterna sfida tra Italia e Germania è difficile saperlo. C’è chi dà responsabilità alla descrizione dei barbari fatta da Tacito duemila anni fa, chi se la prende con Goethe, chi tira in ballo il rapporto tra Hitler e Mussolini e chi invece, semplicemente, ricorda i duelli sul campo. Di calcio, naturalmente.
Si sa, il calcio conta e non poco e alla fine sposta gli equilibri anche nelle cosiddette relazioni internazionali. E la doppia sfida di Europa League Fiorentina-Borussia Mönchengladbach altro non è che l’ennesimo capitolo del libro «Italia contro Germania». Matteo Renzi contro Angela Merkel, la rincorsa italica nel diminuire lo spread e aumentare i punti del ranking uefa, pizza contro würstel e così via. Il gioco dei luoghi comuni potrebbe non finire mai. Certo è che, per esempio, i tifosi della Fiorentina appena sentono parlare di Germania e calcio tedesco iniziano a storcere il naso. E le ragioni sono da rintracciare nelle pagine della storia del club. Se ne devono sfogliare parecchie per ritrovare l’ultima (e unica!) vittoria viola in terra tedesca. Era il 1957 e la Fiorentina battendo 3-2 lo Shalke 04 si aggiudicava la Coppa Grasshoppers. Da lì in poi son stati dolori. Sempre, tranne una volta. Chiedere a Marco Nappi. La «foca monaca», come lo soprannominarono i tifosi dopo quell’impresa, che il 3 aprile del 1990 palleggiò con la testa per 40 metri e infilò il portiere del Werder Brema (1-1 il finale) in semifinale di Coppa Uefa, persa poi in campo neutro con la Juve. In totale la Fiorentina contro le squadre tedesche ha giocato 18 partite (6 vittore, 4 pareggi e 8 sconfitte); su sei sfide ad eliminazione diretta è stata eliminata 4 volte. Ma contro la squadra di Hecking i viola vorranno vendicarsi di un altro grande torto subìto in Germania: l’eliminazione dalla Champions League ad opera del Bayern Monaco con la complicità di due norvegesi: Tom Henning Øvrebø e DagRoger Nebben. Nomi difficili da scrivere, facili da ricordare. Per colpa loro la Fiorentina di Prandelli, nel 2009-2010, fu buttata fuori dala competizione europea più importante. Un fuorigioco visto da tutta l’Allianz Arena, tranne che da arbitro e guardalinee.
Qualche anno dopo, nell’estate 2013, ci fu un tentativo di riavvicinamento. «Se non possiamo batterli, leviamogli i giocatori più forti», pensarono dalle parti di viale Fanti. E così arrivò a Firenze Mario Gomez. Ma nulla, anche questa andò male. Anzi malissimo. Tanto da portare SuperMario a confessare: «Mi sono pentito di aver scelto Firenze e l’Italia». L’allora premier tifoso Matteo Renzi provò anche ad esorcizzare il dramma-infortuni di Gomez regalando all’intransigente cancelliera Merkel una maglia numero 33. Ma neppure questo servì. E se i decibel dei 1.000 tifosi della Fiorentina che domani saranno al Borussia-Park saranno ancora più alti sarà anche grazie a due calciatori legati al bianconero.
Il primo è Gigi Buffon, simpatizzante dichiarato del Borussia Mönchengladbach. Il secondo è Simone Zaza. Il suo rigore folle costò all’Italia la finale dell’’Europeo 2016. Sarebbe stato l’ennesimo smacco al calcio tedesco. Dopo l’epica semifinale di Messico ‘70 vinta 4-3, la finale vinta di Spagna ‘82 e il Mondiale conquistato nel 2006 proprio a casa loro. Esattamente come la Germania Ovest aveva fatto nel 1990 proprio a casa nostra.