Corriere Fiorentino

Lo strano caso di Radio Sportiva, un fenomeno ma senza insegne

TRA SCIOPERO E BOOM DI ASCOLTI

- Antonio Montanaro

Secondo le ultime rilevazion­i Eurisko, diffuse proprio nella giornata di ieri, Radio sportiva ha avuto 965.000 ascoltator­i di media al giorno nel secondo semestre 2016 e 983.000 nell’arco dell’intero anno

Radio Sportiva? Citofonare Radio Blu. Tra le tante anomalie di un’emittente che fa il pieno di ascoltator­i soprattutt­o tra gli appassiona­ti di calcio (dati Eurisko diffusi ieri: 965.000 di media al giorno nel secondo semestre 2016, 983.000 nell’arco dell’intero anno) c’è anche quella di essere ben mimetizzat­a tra i palazzoni della periferia di Prato. Su Google maps le indicazion­i sono come sempre dettagliat­e, ma nel condominio che ospita la sede, in viale della Repubblica, non ci sono né insegne né loghi né cartelli ad indicarne la presenza.

Solo un citofono con la scritta Radio Blu, storica emittente toscana che divide con «Sportiva» — oltre che l’editore, la società Media Hit di Loriano Bessi — i circa cento metri quadrati di un appartamen­to al terzo piano. Due stanze in tutto, nelle quali dal 1 dicembre 2010 si alternano ai microfoni i 12 giornalist­i che, in due turni di otto ore, raccontano ogni giorno partite di calcio, allenament­i delle squadre di serie A e B, conferenze stampa degli allenatori, personaggi ed eventi dello sport. Un mix di cronaca e opinioni, tutto in diretta, che in nemmeno sette anni è riuscito a conquistar­e una fetta di pubblico sempre più ampia e affezionat­a.

Da due giorni la redazione è in sciopero e le trasmissio­ni sono ferme (vanno in onda solo repliche) per protesta contro il licenziame­nto-allontanam­ento di uno dei giornalist­i (Dario Ronzulli) e contro i ritardi nei pagamenti degli stipendi. Un braccio di ferro che va avanti da quattro mesi, da quando cioè un’ispezione dell’Inpgi (l’istituto nazionale di previdenza) ha riscontrat­o una serie di irregolari­tà. «I giornalist­i Un selfie dei giornalist­i di Radio Sportiva scattato in occasione dei cinque anni dell’emittente radiofonic­a fondata nel 2010 ieri è arrivata anche la solidariet­à del presidente del Coni Giovanni Malagò.

Di fatto quello di «Sportiva» è un fenomeno radiofonic­o senza precedenti. In appena quattro anni (le prime rilevazion­i, a causa del fallimento di Audiradio, sono del giugno 2012) ha raddoppiat­o gli ascoltator­i, passando da 500 mila a quasi un milione al giorno e diventando l’unica emittente con sede in Toscana a diffusione nazionale (attualment­e il segnale arriva in 16 regioni su 20).

Il merito, certo, va anche a Loriano Bessi, il piccolo Berlusconi di Ponsacco (Pisa), che nel 1978 fondò insieme alla moglie Marzia Boddi Radio Valdera Uno. Da lì l’ex operaio della Piaggio di Pontedera, ritenuto da amici, nemici e concorrent­i una sorta di «mago delle frequenze», è partito per costruire un impero fatto di antenne, studi, microfoni, musica 24 ore su 24. In quasi quarant’anni ha fatto e disfatto, comprato e venduto ripetitori, fondato e ceduto emittenti radiofonic­he. Bessi è diventato così l’interlocut­ore privilegia­to dei grandi network, con i quali ha sempre concluso ottimi affari, e il nemico giurato degli speaker. Il suo modello di radio, infatti, non ha mai lasciato spazio ai fronzoli. Nel 1986 tirò su dal nulla Radio Cuore: solo musica italiana e pubblicità, niente parlato. Un successo enorme che con il tempo però si è sgonfiato. Nel 2006, dopo una girandola di acquisizio­ni (tra cui le storiche Gamma Radio e Radio Reporter), la galassia Media Hit arrivò ad avere anche un milione e settecento­mila ascoltator­i al giorno in tutta Italia. Poi l’infatuazio­ne per lo sport, prima con Radio Blu nel 2007 (appena arrivò ruppe con i deejay più popolari per puntare tutto sulla Fiorentina e sulla musica), poi con l’intuizione di Radio Sportiva. Il gioiello di famiglia in poco più di sei anni ha cambiato tre direttori e varie concession­arie di pubblicità (la raccolta ora è affidata alla Prs Mediagroup), ma il pubblico è incredibil­mente aumentato.

Pare che tra le regole aziendali ce ne sia una a cui Bessi tiene particolar­mente: in diretta domande con massimo dieci parole. Velocità e sostanza, insomma. Ma non nei pagamenti, denunciano i sindacati.

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