RITORNI JAZZ SUONALA ANCORA MIRKO
Il grande sassofonista Guerrini si esibisce in Sala Vanni con un super trio Sarà in Toscana solo una settimana prima di rientrare in Australia dove vive «Melbourne sembra Londra e l’integrazione culturale funziona bene»
«Ho imparato a rilasciare la fattura nel corpo stesso di un’email. Senza burocrazia, né documenti. Ho imparato che esiste in natura il concetto di andare in banca e non dover fare la fila. Che se hai bisogno di un medico e li trovi tutti col turbante in testa e nessuno ha la pelle bianca, è una cosa che tutti accettano senza pregiudizi, e anzi ne sono contenti. Ho imparato che si può vivere senza rabbia, senza angoscia, rilassati. E che tutto questo ha una ricaduta sulla musica, ne cambia l’anima, lo stile, l’approccio».
Lo ha imparato in Australia, il fiorentino Mirko Guerrini. E ora che è tornato in Italia, anche se solo per una settimana, il sassofonista cresciuto con Bollani e Riondino ha tutte le intenzioni «di farvi vedere e ascoltare un nuovo Mirko Guerrini: Melbourne mi ha cambiato, ci ho messo anche radici, lì è nato il mio terzo figlio. È un nuovo mondo jazz». Oggi saranno gli allievi delle scuole musicali a incontrarlo di nuovo dopo 4 anni: alla Scuola Verdi di Prato, per un workshop alle 18, con alcuni dei suoi ex studenti. Domani tocca a tutti gli altri: sarà in concerto alla Sala Vanni di piazza del Carmine. Ora o mai più per rivedere uno dei maestri del nostro jazz, l’emigrante Guerrini che da Prato è andato a insegnare e a suonare a Melbourne per rifarsi una vita. Lo vedremo in Torrio! «il trio jazz più democratico del mondo», con il pianista australiano-polacco Paul Gabrowsky e il batterista tedesco-australiano Niko Schauble. «È la band dei miei sogni, perché incarna quello che sono io nel profondo: un’improvvisazione che si appoggia al background classico da animale di conservatorio. Cosa che anche Paul e Niko sono». L’esperimento più interessante è un trio che funziona come un quartetto. Perché ha la formazione tipica del quartetto ma fa a meno del basso. «Cosa che rende il senso di libertà tipico dell’improvvisazione ancora più potente».
Mirko Guerrini, 44 anni, maestro sassofonista di lungo corso, il «terzo volto» del Dottor Djembé insieme a Stefano Bollani e David Riondino, anni al fianco di Giorgio Gaber e Ivano
Fossati, direttore d’orchestra, autore di una dozzina di dischi, solista, arrangiatore, tra i jazzisti italiani più considerati degli ultimi anni, per trovare il sorriso è dovuto emigrare: «Laggiù si sta bene, si lavora tanto. Non ho nessun rimpianto, forse un po’ di malinconia per non poter essere a contatto con affetti e amici cari. E per aver perso il polso dell’Italia. Ma il jazz là funziona bene, la scena musicale è vivace, di ampissime vedute. Mi aspettavo di trovare un ambiente soggiogato dall’egemonia americana, invece mi hanno piacevolmente sorpreso, Melbourne sembra Londra, con un’integrazione culturale fortissima che funziona bene. Sono un immigrante che si sente apprezzato come tale».