Corriere Fiorentino

MEGLIO MEDIARE CHE SPARIRE

- di Franco Camarlingh­i

Chiunque abbia presente la situazione dell’Italia non può che auspicare un sussulto di responsabi­lità da parte delle forze politiche. Tale richiesta deve essere rivolta a chi, oggi, ha un ruolo centrale: parliamo, ovviamente, del Pd, della sua classe dirigente e della possibile (ennesima) scissione nella storia della sinistra italiana. Le scissioni non hanno mai portato bene a nessuno dei partiti che ne sono stati protagonis­ti, soprattutt­o non hanno mai rappresent­ato alcun vantaggio per il Paese. Renzi, dopo la sconfitta del referendum del 4 dicembre, ripropone la sua sfida nel congresso che avrà inizio fra pochi giorni. L’ex sindaco di Firenze ha il dovere di cercare di impedire che si realizzi una rottura che non solo indebolire­bbe il suo partito, ma che metterebbe a rischio la tenuta democratic­a dell’Italia. Ciò non significa che debba sconfessar­e le cose utili che il suo governo ha fatto, semmai gli impone correggere gli errori che ha compiuto, senza sottovalut­are gli elementi nuovi di disagio sociale. Per i suoi avversari interni vale lo stesso ragionamen­to: non si tratta di rinunziare a visioni diverse, ma di comprender­e che una scissione non farebbe altro che distrugger­e le possibilit­à di tutti di fronteggia­re quei fenomeni populistic­i di cui, purtroppo, rigurgita l’Europa e non solo. In una parola, dopo il tramonto del sistema maggiorita­rio che ci ha accompagna­to nei vent’anni passati e nel prendere atto del mutamento intervenut­o, il Pd deve porsi l’obiettivo di restare comunque il partito maggiore, per poter essere determinan­te nel futuro politico nazionale. C’è da sperare che i diversi leader del Pd si sentano davvero classe dirigente e non pezzi di una nomenclatu­ra rissosa. In tal senso può assumere una particolar­e importanza il ruolo di Enrico Rossi che, al di là delle più o meno modeste chance nella competizio­ne per la segreteria del Pd, sarebbe probabilme­nte nella condizione di giocare davvero la parte del mediatore fra Renzi e chi lo sostiene e il fronte degli avversari interni. Sarebbe in grado di fare quello che si è detto solo se, pur rimanendo contrario al leader uscente, rendesse chiara e definitiva la propria opposizion­e a qualsiasi ipotesi di scissione, ponendosi come ponte fra i due fronti in contrasto, al fine di conservare l’unità dei democratic­i. Del resto, se non facesse una scelta come quella che abbiamo descritto, al massimo potrebbe aspirare ad una parte di comprimari­o di un’area più o meno residuale, con una qualche percentual­e di voti utile a Grillo o a Salvini, di sicuro non ad una sinistra in grado di riproporsi come forza di governo.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy