UNA NARRAZIONE PER IL PDR (I POPULISTI CI SANNO FARE)
La confusione sotto il cielo è tanta, ma la situazione non è eccellente. Dopo giorni di dichiarazioni pubbliche, retroscena, fuorionda, appelli all’unità, trattative, telefonate mai fatte, telefonate fatte e quelle ancora da fare, il Pd affronta oggi la sua assemblea e la sua possibile, probabile, spaccatura. Forse troppo è stato detto dalla minoranza perché non sia conseguente con i propri intenti scissionisti. Dopo aver descritto Renzi come un usurpatore della ditta che ha stravolto il progetto del Pd, che cosa possono fare Bersani, Speranza, Rossi e anche Emiliano (che pare in realtà il più furbo di tutti) se non uscire? Solo che la scissione — per quanto, di fatto, sia già avvenuta — oggi appare insensata. Se fosse avvenuta sul referendum costituzionale avrebbe avuto senso. O prima o subito dopo. Oggi invece la minoranza del Pd potrebbe fare quello che ha fatto Renzi nel 2013: provare a vincere il congresso, se ne è capace. L’orizzonte però sembra essere un altro. Il proporzionale aumenta desideri e speranze di chi vuole uscire dal Pd per creare un partito; certo se davvero i sondaggi dicono la verità, e la nuova Cosa vale appena il 6,5%, la sinistra ha poco da stare allegra. I capi magari riuscirebbero a tornare o a entrare in Parlamento, ma l’afflato idealista che dicono di avere che fine farebbe? Sarebbe al servizio di una misera elezione alla Camera o al Senato. Pare un po’ poco per chi dice di voler cambiare l’Italia e alla fine rischia di non riuscire neanche a cambiare se stesso. Che ci sia però un definitivo chiarimento a questo punto è essenziale per la salute del centrosinistra. Da quando Renzi è alla guida del Pd, praticamente esistono due partiti; uno è il suo, l’altro è formato da chi lo considera un abusivo. Ma anziché cercare di battere Renzi al congresso, la minoranza cerca di andarsene, si porta via il pallone come si faceva da ragazzi nei campetti da calcio. «Ai tempi ci si scindeva su cose serie, sul comunismo… Oggi davvero ci dobbiamo dividere sul renzismo?», motteggia un parlamentare renziano.
Alla fine resterà davvero il PdR, un partito a immagine e somiglianza di Renzi, che già oggi appare scoperto a sinistra e senza più credibilità nel centrodestra? L’idea di un partitocontenitore in grado di attraversare strati di società, almeno nell’idea di Renzi del partito della Nazione, pare aver perso smalto. Anche perché il vero partito della Nazione sembra essere il M5s, con quel suo frame da incazzati sociali, tutto vaffanculo e rivendicazioni anti-establishment. Il tema è serio: oltre a dividersi, qual è il progetto dei progressisti alternativo alle ricette dei populisti? «I populisti — ha detto al Foglio l’ex storico collaboratore di Tony Blair, Peter Mandelson — sono bravi a sfruttare il malcontento, certamente, ma le loro politiche sono deboli; i populisti sono inconsistenti e non sono coesi nei loro movimenti. Bisogna attaccarli con abilità forense, rendere manifesta la loro mancanza di capacità di portare a termine il lavoro e mettere le loro debolezze nel mirino. Inevitabilmente, sono difficili da cogliere in flagrante, perché la loro retorica è generica e le loro idee non ben specificate. Ma appaiono forti, quindi dall’altra parte vanno trattati con altrettanta forza, coesione e fiducia». Mandelson sembra sottovalutare un fatto: le cazzate sono affascinanti, specie quando sono raccontate bene. Basta guardare il video della candidatura di Marine Le Pen alle presidenziali: «Fin da quando ho memoria, ho sempre sentito un attaccamento viscerale, appassionato, al nostro Paese, alla sua storia. Amo la Francia, amo questa nazione millenaria che non si sottomette, amo questo popolo impetuoso che non rinuncia…». Vedi alla voce storytelling politico. Il video dimostra la bravura dei populisti nella comunicazione: il messaggio feroce sul «ripristino dell’ordine in Francia» si scioglie nella cinematografia, ma l’estetica del mezzo non diminuisce la potenza del messaggio ideologico, fieramente antieuropeista. I populisti, insomma, ci sanno fare. Gli europeisti, quelli che non cedono al facile irenismo di Bruxelles quale migliore dei mondi possibili, devono attrezzarsi. Devono trovare una loro narrazione. Vale anche per il PdR. Specie dopo la possibile scissione di oggi.
Il M5S e la Le Pen possono essere affascinanti perché si raccontano bene. Gli europeisti invece devono attrezzarsi per trovare una loro narrazione Vale anche per il PdR