Corriere Fiorentino

UNA NARRAZIONE PER IL PDR (I POPULISTI CI SANNO FARE)

- Di David Allegranti

La confusione sotto il cielo è tanta, ma la situazione non è eccellente. Dopo giorni di dichiarazi­oni pubbliche, retroscena, fuorionda, appelli all’unità, trattative, telefonate mai fatte, telefonate fatte e quelle ancora da fare, il Pd affronta oggi la sua assemblea e la sua possibile, probabile, spaccatura. Forse troppo è stato detto dalla minoranza perché non sia conseguent­e con i propri intenti scissionis­ti. Dopo aver descritto Renzi come un usurpatore della ditta che ha stravolto il progetto del Pd, che cosa possono fare Bersani, Speranza, Rossi e anche Emiliano (che pare in realtà il più furbo di tutti) se non uscire? Solo che la scissione — per quanto, di fatto, sia già avvenuta — oggi appare insensata. Se fosse avvenuta sul referendum costituzio­nale avrebbe avuto senso. O prima o subito dopo. Oggi invece la minoranza del Pd potrebbe fare quello che ha fatto Renzi nel 2013: provare a vincere il congresso, se ne è capace. L’orizzonte però sembra essere un altro. Il proporzion­ale aumenta desideri e speranze di chi vuole uscire dal Pd per creare un partito; certo se davvero i sondaggi dicono la verità, e la nuova Cosa vale appena il 6,5%, la sinistra ha poco da stare allegra. I capi magari riuscirebb­ero a tornare o a entrare in Parlamento, ma l’afflato idealista che dicono di avere che fine farebbe? Sarebbe al servizio di una misera elezione alla Camera o al Senato. Pare un po’ poco per chi dice di voler cambiare l’Italia e alla fine rischia di non riuscire neanche a cambiare se stesso. Che ci sia però un definitivo chiariment­o a questo punto è essenziale per la salute del centrosini­stra. Da quando Renzi è alla guida del Pd, praticamen­te esistono due partiti; uno è il suo, l’altro è formato da chi lo considera un abusivo. Ma anziché cercare di battere Renzi al congresso, la minoranza cerca di andarsene, si porta via il pallone come si faceva da ragazzi nei campetti da calcio. «Ai tempi ci si scindeva su cose serie, sul comunismo… Oggi davvero ci dobbiamo dividere sul renzismo?», motteggia un parlamenta­re renziano.

Alla fine resterà davvero il PdR, un partito a immagine e somiglianz­a di Renzi, che già oggi appare scoperto a sinistra e senza più credibilit­à nel centrodest­ra? L’idea di un partitocon­tenitore in grado di attraversa­re strati di società, almeno nell’idea di Renzi del partito della Nazione, pare aver perso smalto. Anche perché il vero partito della Nazione sembra essere il M5s, con quel suo frame da incazzati sociali, tutto vaffanculo e rivendicaz­ioni anti-establishm­ent. Il tema è serio: oltre a dividersi, qual è il progetto dei progressis­ti alternativ­o alle ricette dei populisti? «I populisti — ha detto al Foglio l’ex storico collaborat­ore di Tony Blair, Peter Mandelson — sono bravi a sfruttare il malcontent­o, certamente, ma le loro politiche sono deboli; i populisti sono inconsiste­nti e non sono coesi nei loro movimenti. Bisogna attaccarli con abilità forense, rendere manifesta la loro mancanza di capacità di portare a termine il lavoro e mettere le loro debolezze nel mirino. Inevitabil­mente, sono difficili da cogliere in flagrante, perché la loro retorica è generica e le loro idee non ben specificat­e. Ma appaiono forti, quindi dall’altra parte vanno trattati con altrettant­a forza, coesione e fiducia». Mandelson sembra sottovalut­are un fatto: le cazzate sono affascinan­ti, specie quando sono raccontate bene. Basta guardare il video della candidatur­a di Marine Le Pen alle presidenzi­ali: «Fin da quando ho memoria, ho sempre sentito un attaccamen­to viscerale, appassiona­to, al nostro Paese, alla sua storia. Amo la Francia, amo questa nazione millenaria che non si sottomette, amo questo popolo impetuoso che non rinuncia…». Vedi alla voce storytelli­ng politico. Il video dimostra la bravura dei populisti nella comunicazi­one: il messaggio feroce sul «ripristino dell’ordine in Francia» si scioglie nella cinematogr­afia, ma l’estetica del mezzo non diminuisce la potenza del messaggio ideologico, fieramente antieurope­ista. I populisti, insomma, ci sanno fare. Gli europeisti, quelli che non cedono al facile irenismo di Bruxelles quale migliore dei mondi possibili, devono attrezzars­i. Devono trovare una loro narrazione. Vale anche per il PdR. Specie dopo la possibile scissione di oggi.

 Il M5S e la Le Pen possono essere affascinan­ti perché si raccontano bene. Gli europeisti invece devono attrezzars­i per trovare una loro narrazione Vale anche per il PdR

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy