Corriere Fiorentino

Prestiti facili alla Tempesti, il Monte risarcirà se stesso

La curatrice: l’istituto condannato è il primo creditore dell’azienda fallita

- Giorgio Bernardini Simone Dinelli

Andrà al Monte dei Paeschi stesso gran parte del risarcimen­to che la banca dovrà pagare per colmare il debito alimentato ingiustame­nte dall’istituto a un’azienda poi fallita, come stabilito dal tribunale di Prato e raccontato ieri dal Corriere Fiorentino. Quel che sino ad oggi non era noto, infatti, nella vicenda del fallimento da 18 milioni di euro della ditta tessile pratese «Tempesti», è che il primo creditore dell’azienda fallita fosse proprio Mps.

«Quando ho cominciato a leggere i conti dell’azienda mi sono resa immediatam­ente conto che qualcosa non quadrava: chi aveva alimentato in maggiore quota quel debito avrebbe dovuto rendersi conto che la situazione era fuori controllo, proprio perché era il primo creditore». La curatrice fallimenta­re della tessile Tempesti, Gabriella Ansaldo, chiarisce che più della metà del denaro che la ditta fallita deve ai suoi creditori dovrebbe finire proprio nelle casse della banca senese: il Monte «è il primo creditore della Tempesti con oltre 9 milioni di euro di credito». Mps deve rifondere un debito (soprattutt­o)a se stessa: dopo che il tribunale di Prato, in sede civile ha condannato Mps per il reato di abusiva concession­e: secondo il giudice la banca ha prestato soldi alla ditta Tempesti nonostante l’evidete mancanza delle necessarie garanzie per la restituzio­ne del denaro. «Quando ho studiato le carte ho ritenuto di fare azione di responsabi­lità per evidenziar­e questa situazione — spiega la curatrice fallimenta­re dell’azienda — e oggi questa sentenza mostra di aver accolto la mia rilevazion­e».

La curatrice Gabriella Ansaldo tiene infine a precisare che le traversie e il crollo finale della ditta non sarebbero responsabi­lità delle seconde generazion­i alla guida dell’impresa: «Da quel che ho potuto rilevare la totalità delle scelte compiute dal gruppo tessile sino al suo fallimento sono state responsabi­lità di Lorenzo Tempesti», il fondatore dell’azienda morto ultranovan­tenne nel 2009 poco dopo il fallimento dell’azienda. «Studiando le carte — continua Ansaldo nella sua ricostruzi­one — ho potuto evidenziar­e che nell’ultimo decennio la media di perdite dell’azienda era di 1,3 milioni di euro l’anno: da tempo Lorenzo Tempesti faceva fronte ai debiti che contraeva con le banche attraverso il suo patrimonio personale, soprattutt­o vendendo e ipotecando immobili di sua proprietà. Il patron dell’azienda era arrivato infine a vendere anche lo stabilimen­to pezzo per pezzo. Non c’erano dunque nel 2007, come ha rilevato il giudice, le condizioni per finanziare nuovi prestiti all’azienda».

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