Prestiti facili alla Tempesti, il Monte risarcirà se stesso
La curatrice: l’istituto condannato è il primo creditore dell’azienda fallita
Andrà al Monte dei Paeschi stesso gran parte del risarcimento che la banca dovrà pagare per colmare il debito alimentato ingiustamente dall’istituto a un’azienda poi fallita, come stabilito dal tribunale di Prato e raccontato ieri dal Corriere Fiorentino. Quel che sino ad oggi non era noto, infatti, nella vicenda del fallimento da 18 milioni di euro della ditta tessile pratese «Tempesti», è che il primo creditore dell’azienda fallita fosse proprio Mps.
«Quando ho cominciato a leggere i conti dell’azienda mi sono resa immediatamente conto che qualcosa non quadrava: chi aveva alimentato in maggiore quota quel debito avrebbe dovuto rendersi conto che la situazione era fuori controllo, proprio perché era il primo creditore». La curatrice fallimentare della tessile Tempesti, Gabriella Ansaldo, chiarisce che più della metà del denaro che la ditta fallita deve ai suoi creditori dovrebbe finire proprio nelle casse della banca senese: il Monte «è il primo creditore della Tempesti con oltre 9 milioni di euro di credito». Mps deve rifondere un debito (soprattutto)a se stessa: dopo che il tribunale di Prato, in sede civile ha condannato Mps per il reato di abusiva concessione: secondo il giudice la banca ha prestato soldi alla ditta Tempesti nonostante l’evidete mancanza delle necessarie garanzie per la restituzione del denaro. «Quando ho studiato le carte ho ritenuto di fare azione di responsabilità per evidenziare questa situazione — spiega la curatrice fallimentare dell’azienda — e oggi questa sentenza mostra di aver accolto la mia rilevazione».
La curatrice Gabriella Ansaldo tiene infine a precisare che le traversie e il crollo finale della ditta non sarebbero responsabilità delle seconde generazioni alla guida dell’impresa: «Da quel che ho potuto rilevare la totalità delle scelte compiute dal gruppo tessile sino al suo fallimento sono state responsabilità di Lorenzo Tempesti», il fondatore dell’azienda morto ultranovantenne nel 2009 poco dopo il fallimento dell’azienda. «Studiando le carte — continua Ansaldo nella sua ricostruzione — ho potuto evidenziare che nell’ultimo decennio la media di perdite dell’azienda era di 1,3 milioni di euro l’anno: da tempo Lorenzo Tempesti faceva fronte ai debiti che contraeva con le banche attraverso il suo patrimonio personale, soprattutto vendendo e ipotecando immobili di sua proprietà. Il patron dell’azienda era arrivato infine a vendere anche lo stabilimento pezzo per pezzo. Non c’erano dunque nel 2007, come ha rilevato il giudice, le condizioni per finanziare nuovi prestiti all’azienda».