Corriere Fiorentino

Il Tar e i dehors, la carta della soprintend­enza

Pessina dopo l’alt del Tar al Comune: un articolo del codice dei Beni Culturali prevede la difesa di luce e prospettiv­e

- di Antonio Passanese

La soprintend­enza alle Belle Arti di Firenze ha una carta nella manica da giocare insieme con Palazzo Vecchio dopo che il Tar ha riammesso i dehors intorno al Duomo: un articolo del Codice dei Beni culturali consente nei centri storici la tutela della luce, delle prospettiv­e e del decoro.

«Per tutelare piazza Duomo e piazza San Giovanni esercitere­mo il vincolo indiretto». Dopo che il Tar della Toscana, lunedì, ha accolto il ricorso di due locali dando l’ok al ritorno dei dehors nell’area tra Santa Maria del Fiore e il Battistero, la soprintend­enza alle Belle Arti di Firenze già pensa alle contromoss­e. E un aiuto potrebbe arrivarle dal Codice dei Beni Culturali, e in particolar­e dall’articolo 45 e dal vincolo indiretto che tutelano il bene sia per la sua sicurezza che per vista e decoro.

Con l’operazione dehors, scattata nel 2011, Palazzo Vecchio e soprintend­enza, attraverso un protocollo d’intesa, mapparono l’area Unesco scegliendo i criteri architetto­nici su cui vincolare le richieste e le realizzazi­oni delle strutture. Tipologia «B» per piazza Duomo, ovvero un «sistema di delimitazi­one di suolo pubblico con pedana e ringhiera, aperta su tutti i lati, senza copertura stabile» e con la possibilit­à di ombrelloni. Nella primavera del 2015, tuttavia, proprio su piazza Duomo il dietrofron­t di Palazzo Vecchio: via la tipologia «B» dall’area. In pratica, uno stop deciso a sedie e tavolini. Da qui il ricorso (vinto) al Tar di due locali, Duomo e Le Botteghe di Donatello. «Rispetto la sentenza dei giudici amministra­tivi e il lavoro degli operatori commercial­i ma quelle piazze vanno salvaguard­ate — spiega il sovrintend­ente Andrea Pessina — Voglio leggere le carte e poi confrontar­mi con il Comune, insieme valuteremo se ricorrere al Consiglio di Stato e se utilizzare, nel frattempo, gli strumenti che la legge ci mette a disposizio­ne. Penso all’articolo 45 del codice dei Beni Culturali che dà facoltà al ministero di prescriver­e le misure necessarie per evitare che sia danneggiat­a la prospettiv­a o la luce, le condizioni di ambiente e di decoro di un’area». Per capire come affrontare la situazione fiorentina, Pessina sentirà l’Avvocatura dello Stato e l’ufficio legislativ­o del ministero, e chissà che non spunti fuori un cavillo che possa ribaltare la situazione, «perché una cosa è certa — avverte il soprintend­ente — nel centro di Firenze bisogna contenere le costruzion­i di pedane». E a chi festeggia, Pessina fa notare:« Aspettiamo e vediamo... in fondo c’è ancora un grado di giudizio».

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Il soprintend­ente alle Belle Arti di Firenze, Andrea Pessina

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