Il Tar e i dehors, la carta della soprintendenza
Pessina dopo l’alt del Tar al Comune: un articolo del codice dei Beni Culturali prevede la difesa di luce e prospettive
La soprintendenza alle Belle Arti di Firenze ha una carta nella manica da giocare insieme con Palazzo Vecchio dopo che il Tar ha riammesso i dehors intorno al Duomo: un articolo del Codice dei Beni culturali consente nei centri storici la tutela della luce, delle prospettive e del decoro.
«Per tutelare piazza Duomo e piazza San Giovanni eserciteremo il vincolo indiretto». Dopo che il Tar della Toscana, lunedì, ha accolto il ricorso di due locali dando l’ok al ritorno dei dehors nell’area tra Santa Maria del Fiore e il Battistero, la soprintendenza alle Belle Arti di Firenze già pensa alle contromosse. E un aiuto potrebbe arrivarle dal Codice dei Beni Culturali, e in particolare dall’articolo 45 e dal vincolo indiretto che tutelano il bene sia per la sua sicurezza che per vista e decoro.
Con l’operazione dehors, scattata nel 2011, Palazzo Vecchio e soprintendenza, attraverso un protocollo d’intesa, mapparono l’area Unesco scegliendo i criteri architettonici su cui vincolare le richieste e le realizzazioni delle strutture. Tipologia «B» per piazza Duomo, ovvero un «sistema di delimitazione di suolo pubblico con pedana e ringhiera, aperta su tutti i lati, senza copertura stabile» e con la possibilità di ombrelloni. Nella primavera del 2015, tuttavia, proprio su piazza Duomo il dietrofront di Palazzo Vecchio: via la tipologia «B» dall’area. In pratica, uno stop deciso a sedie e tavolini. Da qui il ricorso (vinto) al Tar di due locali, Duomo e Le Botteghe di Donatello. «Rispetto la sentenza dei giudici amministrativi e il lavoro degli operatori commerciali ma quelle piazze vanno salvaguardate — spiega il sovrintendente Andrea Pessina — Voglio leggere le carte e poi confrontarmi con il Comune, insieme valuteremo se ricorrere al Consiglio di Stato e se utilizzare, nel frattempo, gli strumenti che la legge ci mette a disposizione. Penso all’articolo 45 del codice dei Beni Culturali che dà facoltà al ministero di prescrivere le misure necessarie per evitare che sia danneggiata la prospettiva o la luce, le condizioni di ambiente e di decoro di un’area». Per capire come affrontare la situazione fiorentina, Pessina sentirà l’Avvocatura dello Stato e l’ufficio legislativo del ministero, e chissà che non spunti fuori un cavillo che possa ribaltare la situazione, «perché una cosa è certa — avverte il soprintendente — nel centro di Firenze bisogna contenere le costruzioni di pedane». E a chi festeggia, Pessina fa notare:« Aspettiamo e vediamo... in fondo c’è ancora un grado di giudizio».