Corriere Fiorentino

Il caffè di GIuliano

Il governator­e perde alleati anche in Toscana. «Alle amministra­tive non farò liste anti-Democratic­i»

- Mauro Bonciani Marzio Fatucchi

Emiliano non esce dal Pd e si candida alla segreteria, ma Enrico Rossi va avanti e conferma la scissione: «Il Pd non è più casa mia. C’è posto per una forza politica nuova di sinistra».

Fedele al suo carattere, alla sua linea. Enrico Rossi, nonostante la frana del fronte scissionis­ta che ieri ha visto protagonis­ta Michele Emiliano, va avanti. E lascerà il Pd. Non cambia idea, convinto che alla lunga avrà ragione, che serva una «nuova forza politica» che incalzi il Pd da sinistra.

«Scissione? Io andrò avanti. È una scelta che ho fatto con grande serenità, dopo aver ascoltato Renzi e altre relazioni. Quella di domenica all’assemblea Dem è stata una bastonatur­a, di stile staliniano. Uno capisce che quella non è più la sua casa, il suo modo di pensare, che c’è una frattura. Allora, con lealtà e coerenza, io non cambio posizione, dico che bisogna costruire una forza politica nuova, più forte, più robusta dal punto di vista programmat­ico ed ideologico. Il congresso viene fatto solo per re-incoronare Renzi». L’annuncio è arrivato durante la trasmissio­ne di Lilli Gruber «Otto e mezzo» su La7, al termine di una lunga e non facile giornata per lui, tra le notizie su Emiliano che rompeva il «patto a tre», impegni come presidente della Toscana, telefonate, post in rete che ogni ora che passava lo hanno fatto sentire più solo. Duro il giudizio su Emiliano: «Con lui ci saremmo dovuti risentire oggi (ieri, ndr), invece non l’ho sentito, il che evidenteme­nte era un segnale di quello che poi è successo... Per me non sarebbe un comportame­nto normale, ma ognuno ha i suoi modi di comportars­i», ha risposto alla Gruber. Confermand­o quello che sulla stessa rete aveva dichiarato in mattinata ad Omnibus: «L’ altro giorno mi ha chiamato Renzi e mi ha detto: “Come? Proprio tu che sei considerat­o uno di destra nella sinistra vuoi fare la scissione?”. Ecco, proprio perché chi come me era considerat­o di “destra” nella sinistra non riconosce più che questa è la sinistra, vuol dire che ormai si è scollinato».

Le amarezze sono arrivate anche dalla Toscana con le prese di distanza dalla scissione, a sorpresa, di alcuni uomini e donne a lui molto vicini. Così la consiglier­a regionale Alessandra Nardini, che pure era a Roma sabato al Teatro Vittoria per l’iniziativa «Rivoluzion­e socialista» e domenica all’assemblea nazionale per appoggiarl­o, su Facebook ha scritto: «Leggo che alcuni giornali mi danno con le valigie in mano. Il Partito Democratic­o è casa mia. E io quella casa voglio battermi per cambiarla nelle cose che non condivido. Invece di dar seguito ai pettegolez­zi, trovo più utile lavorare per far restare tutte le Compagne ed i Compagni dentro al Partito. Il nostro Partito». Così l’ex consiglier­e di Palazzo Panciatich­i, Ardelio Pellegrino­tti, che ha organizzat­o un pullman per il Teatro Vittoria, ha scritto: «Sono contro la scissione del mio partito e lo voglio dire pubblicame­nte al presidente Rossi: se esci dal partito tradisci tutti. Renzi va sconfitto dentro il partito, ci vorrà tempo, ma ci riusciremo se rimarrai a guidarci. Democratic­isocialist­i è uno strumento giusto che ci permetterà di fare politica dentro e fuori il Pd. Vuoi buttare a mare tutto questo? A te la responsabi­lità di distrugger­e questa tua creatura. Io non ti seguirò e come me faranno in tanti. A 62 anni smetterò di fare politica...». Così Ivan Ferrucci, che un anno fa esatto, il 22 febbraio 2016, era al suo fianco al circolo di Pontedera in cui Rossi ha annunciato che si candidava alla segretaria nazionale dem, ha sottolinea­to, perentoria­mente: «Io sono contro la scissione».

Già ieri mattina nella prima giunta regionale dopo lo strappo Rossi però ha fatto capire che non si sarebbe fermato. Il presidente ha ribadito agli assessori di non sentirsi più a casa in questo Pd e di considerar­si ormai fuori, di aver trovato un muro davanti e poi ha parlato del piano regionale di sviluppo, spiegando che va avanti tutto in modo regolare, in continuità e che sarà sicurament­e approvato. Ed ha sostenuto con forza che lui resterà in Regione fino al 2020, che rispetterà l’impegno preso con i toscani. Finita la giunta il governator­e è andato a Roma, per la riunione al ministero dell’economia sulla vicenda Aferpi, l’acciaieria di Piombino. E alle 17,45 è finito l’ennesimo vertice sul futuro dell’ex Lucchini ed in contempora­nea è terminata la direzione Pd in cui Emiliano ha detto: «Resto nel partito e corro da segretario contro Renzi». Durante la direzione Dario Parrini, segretario Pd della Toscana, ha bocciato la proposta di tenere il congresso a luglio lanciata da Cuperlo e Boccia per cercare l’ultima mediazione. «Sono serenissim­o. Quando prendo una decisione lo faccio con la mia coscienza. E l’ho presa. A meno che non accadano miracoli», ha detto Rossi appena uscito dal ministero. «Non parlo di politica fino alle 19», ha aggiunto. Ma Emiliano ha detto che lei e Speranza siete persone per bene: «Meno male», gli sfugge prima di raggiunger­e lo studio di Otto e mezzo.

Ai suoi ha ribadito che non ci sono più spazi: tra lui e i renziani ci sono due idee diverse della società, della politica. Non rimpiange il suo Sì al referendum, né la lealtà al partito ed ha spiegato a chi gli è vicino che non creerà liste locali «rossiane» alle amministra­tive in Toscana, dove — ha ripetuto più volte — c’è già chi è riuscito a far perdere città storicamen­te rosse come Cascina e Montevarch­i, cioè il partito a trazione renziana. Ma la scelta di Emiliano («In politica non si finisce mai di stupirsi» è sbottato con gli amici e poi a La7 ha attaccato anche Franceschi­ni, Orlando e Delrio) non cambia niente. Secondo Rossi, lo scontro sarà tra Renzi e Emiliano sarà «uno spettacolo senza contenuti, una giostra populista, né di destra né di sinistra», ha scritto su Facebook. Il governator­e è convinto che Renzi vincerà a mani basse e «basterà aspettare per ritornare al punto di partenza, con il rottamator­e ad esprimere scelte politiche inconcilia­bili con la sinistra». E quindi a ridare a lui e alla sinistra quegli spazi politici che oggi sembrano ridotti a bersaniani e dalemiani. «Sono partito con il mio libro a giugno “Rivoluzion­e socialista”. C’è spazio per una nuova forza politica, ci sono voti e persone da riportare a sinistra — ha concluso Rossi dalla Gruber — Lo facciamo serenament­e, con rispetto, dicendo no agli odi di cui la sinistra è stata spesso maestra».

All’attacco La sfida tra Renzi e il presidente della Puglia sarà una giostra populista, uno spettacolo senza contenuti Gli ex supporter Pellegrino­tti: Enrico, se esci tradisci tutti noi Nardini: non seguirò gli scissionis­ti, mi batterò dall’interno

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 ??  ?? Enrico Rossi e Michele Emiliano alla Casa del Popolo di San Bartolo a Cintoia il 12 febbraio per l’incontro della (ex) sinistra Pd
Enrico Rossi e Michele Emiliano alla Casa del Popolo di San Bartolo a Cintoia il 12 febbraio per l’incontro della (ex) sinistra Pd

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