Tutti condannati nel primo processo per l’olio taroccato
Sei condanne per la frode dell’olio «taroccato» nell’azienda olearia Valpesana. La sentenza — pronunciata ieri dal Tribunale di Siena dopo 5 ore di camera di consiglio — chiude, dunque, il primo capitolo di una vicenda considerata la «madre» della lotta alle frodi sull’extravergine. Il titolare della Valpesana, Francesco Fusi, è stato condannato a 4 anni per frode in commercio e associazione per delinquere; con lui sono stati condannati, con pena sospesa, anche il direttore amministrativo Paolo Vannoni e la dipendente Lucia Sbaragli (entrambi a un anno e 8 mesi), oltre a un addetto alle vendite, Stefano De Gregorio (un anno e 10 mesi). Pene inferiori per altri due impiegati, mentre Sergio Carbone, funzionario agrario con compiti di controllo, ispettivi e sanzionatori nel settore della repressione frodi, è stato assolto dall’ipotesi di rivelazione del segreto d’ufficio per non aver commesso il fatto. Il Tribunale ha, inoltre, condannato la Valpesana a una sanzione amministrativa da 100 mila euro e disposto la confisca di oltre 300 mila euro di profitto illecito. Il collegio presieduto dal giudice Costantini, pur diminuendo alcune pene rispetto a quanto chiesto dal pm Aldo Natalini, ha in larga parte confermato l’impianto accusatorio, compresa l’aggravante dell’associazione per delinquere che è stata riconosciuta a Fusi in qualità di «promotore», mentre per gli altri imputati è stata derubricata a «partecipazione». La vicenda era iniziata nel 2011, quando l’azienda era finita nell’occhio del ciclone perché accusata di indicare come olio extravergine d’oliva una miscela di olio vergine e olio lampante opportunamente deodorato, dichiarando un’origine «100% italiana» anche in bottiglie «tagliate» con olio proveniente da Spagna, Grecia e Tunisia. Adesso ci saranno 90 giorni per il deposito delle motivazioni, ma i legali hanno già annunciato che ricorreranno in appello. (Giulia Maestrini)