Di Giorgi vice di Grasso al vertice del Senato
Quando nel 2000 l’allora sindaco Domenici silurò senza preavviso Rosa Maria Di Giorgi da assessore alla cultura, in tanti decretarono il de profundis della sua carriera politica. Previsione azzardata. Di Giorgi sparì sì dalla scena politica per diverso tempo, ma giusto quello che le servì per organizzare il suo riscatto. Cattolica di sinistra, animata da forte passione politica ma con un carattere spigoloso, ieri la senatrice fiorentina del Pd ha coronato anni di impegno nelle istituzioni con l’elezione a vicepresidente di Palazzo Madama, ruolo lasciato vacante dopo la nomina di Valeria Fedeli a ministro dell’Istruzione. Di Giorgi ha incassato una investitura trasversale, con 149 voti. «Sono onorata e anche molto emozionata per questo risultato — commenta a caldo Di Giorgi — è un riconoscimento che arriva da più gruppi politici, punto molto importante visto il ruolo istituzionale che dovrò svolgere». Laureata in Lettere, Di Giorgi è prima ricercatrice al Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) di Firenze. L’impegno istituzionale della Di Giorgi è iniziato nel 1997, come capo di gabinetto dell’allora sindaco Primicerio. Con il centrosinistra, sponda Margherita, è stata vicepresidente del Consiglio comunale e poi capogruppo del Pd. Di Giorgi ha appoggiato fin dall’inizio, le primarie del 2008 per la corsa a Palazzo Vecchio, il progetto politico di Renzi. Con l’ex sindaco è stata anche assessore all’Istruzione, prima di candidarsi alle primarie del 2012, quando conquistò 7.710 preferenze che le consentirono di candidarsi e essere eletta al Senato. Renziana doc, quindi, ma autonoma, visto con l’ex premier è entrata più volte in rotta di collisione, in particolare sulle unioni civili, quando assieme ad altri «cattodem» si è opposta all’approvazione della discussa stepchild adoption, istituto giuridico che avrebbe consentito al figlio di essere adottato dal partner (anche dello stesso sesso, unito civilmente o sposato) del proprio genitore. (Cla.B.)