«Merito a scuola sì, ma sugli stipendi no Sennò è liberismo»
1. Sono favorevole al merito nella scuola, ma non deve avere effetto, per gli insegnanti, sullo stipendio: i piani devono valorizzare chi è bravo sia nell’insegnamento che nell’apprendimento. Altrimenti diventa una pura politica liberista. 2. Non sono favorevole a che il mercato regolamenti alcuni settori fondamentali tra cui sanità, trasporti e scuola: devono essere tutelati in modo totale. In altri settori una moderata liberalizzazione può funzionare. Ma penso che il capitalismo sia uno dei mali che ha portato allo stato dell’economia di oggi. Dobbiamo tornare a trattare le situazione in modo pragmatico e non ideologico. 3. Favorevole, perché non siamo capaci di gestire e di essere al passo con i tempi neanche di fronte ad un’applicazione (Uber, ndr). Persino quella usata dalle cooperative, «My taxi», rischia di diventare una sorta di «socio occulto» che drena i profitti dei tassisti. Anche se pure loro sono una lobby. Di nuovo: non bianco-nero, sfumature di grigio. 4. Assolutamente favorevole. Ma soprattutto dobbiamo avere una quota fissa che metta «ricerca e sviluppo» in tutti gli as sett industriali e strategici. Così potremmo trattenere in Italia alcuni asset. Le imprese si trattengono solo con l’intelligenza: non basta tenere in pugno i brevetti ma chi crea futuro, cioè la ricerca, e dinamismo. 5. Tema delicato: resto garantista e sono contrario al Jobs Act. Ma il garantismo tout court danneggia le aziende e così anche i lavoratori. Difendere in modo ipergarantista e basta significa creare un circolo vizioso che danneggia prima le imprese e così anche gli altri lavoratori. 6. Bisogna essere competitivi: l’unica risposta vera è la ricerca, dove siamo molto indietro sul piano formale ma avanti nel piano sostanziale. Ci sono eccellenze italiane, ma spesso lavorano per altri nel mondo. Un ricercatore deve arrivare a 45 anni per avere prospettive in Italia. 7. Purché non si tagli più agli enti locali, ci hanno rotto… 8. Il welfare non può più funzionare «dalla culla alla tomba». Occorre puntare di più a favorire l’inserimento nel mondo del lavoro.
Giusto che lo Stato scelga i settori industriali da proteggere, ma soprattutto dobbiamo mettere una quota fissa di ricerca e sviluppo in tutti gli as sett strategici Perché le imprese si trattengono soltanto con l’intelligenza