«Ambulante e poi tassista Ho speso 175 mila euro e voglio essere tutelato»
Tassista lo sta per diventare. Dopo aver vinto il bando del Comune per una delle nuove 70 licenze per i taxi elettrici, Mauro Bufalari sta aspettando che il concessionario gli recapiti l’automobile. Storico ambulante di San Lorenzo, 58 anni, uno degli 83 che furono traslocati dalla piazza per decisione dell’allora sindaco Matteo Renzi, Bufalari rappresenta il trait d’union tra le proteste anti-Bolkestein dei bancarellai e quelle anti-Uber dei tassisti. «Sono abbastanza abituato a queste proteste — spiega — e infatti in piazza a Roma c’erano entrambe le categorie. Purtroppo oggigiorno ho l’impressione che si dimentichi troppo spesso di tutelare la cosa più importante, il lavoro per chi già ce l’ha. Non si tratta di tutelare una rendita di posizione, che tra l’altro io ancora non ho. Semmai siamo di fronte a un tentativo di liberalizzazione sfrenata, che, peggio, non vale neppure per tutti. Io sono obbligato a tirare fuori 175 mila euro che il Comune mi chiede per acquistare la licenza, mentre un autista di Uber può fare quello che gli pare. Gli Ncc dovrebbero partire da un’autorimessa e invece escono e vanno a procacciarsi il cliente dove vogliono. Come noi. Ma senza i vincoli che abbiamo noi». «Stavolta a Roma non sono andato — aggiunge — ma la prossima volta, o con i tassisti o con gli ambulanti, ci sarò anch’io». Bufalari, oltre ai 175 mila euro per la licenza, ne ha versati altri 25 mila per l’automobile. E gli è andata bene, visto che ne ha risparmiati 12 mila grazie a degli incentivi. Un investimento importante, che ha deciso di fare per dare un futuro alla sua famiglia (e a quella del fratello, scomparso di recente), di fronte ai tanti dubbi che avvolgono il futuro degli ambulanti. «Le proteste? Quando si tratta di difendere i lavoratori e le loro famiglie è giusto che siano dure, inflessibili, ma purché siano sane e dentro i limiti della legalità — sottolinea il neo tassista — le violenze, gli scontri, i tirapugni, sono cose non solo da deprecare, ma sono anche controproducenti. Chi se è responsabile fa un danno alla categoria». «Quanto ai saluti romani — conclude — da buon cittadino di sinistra ritengo che siano strumentalizzazioni fatte da teste calde che non vanno affatto bene. Ho detto che sono di sinistra? Beh, chi governa è il partito cui mi sono sempre riferito, finora. Ma non credo che ormai questo partito sia ancora interessato a tutelare il lavoro e i lavoratori».
Siamo di fronte a un tentativo di liberalizzazione sfrenata che non vale per tutti visto che un autista Uber fa quello che gli pare