«La licenza? Mio padre l’ha presa negli anni ’60 Ora devo difenderla»
Non è tra i veterani dei tassisti fiorentini, ma la sua è una delle licenze più antiche della città. David Barbieri, 45 anni, da otto alla guida di un taxi, ha ereditato il mestiere dal padre: «Quando prese la licenza mio babbo? Mi sembra addirittura negli anni Sessanta. E non ho idea di quanto la pagò». Oggi, racconta, venderla gli porterebbe nelle tasche 250 mila euro, la cifra l’ha stabilita l’Agenzia delle Entrate. «Si dice — racconta, lui che del sindacato Uritaxi, in prima linea delle proteste romane, è il vicepresidente toscano — che noi tassisti siamo ostili alla concorrenza, ma non è vero. L’importante è che si possa giocare ad armi pari, altrimenti che concorrenza è? Noi abbiamo vincoli che non si limitano ai costi altissimi per l’acquisto della licenza: tariffe fisse, l’obbligo di prestare servizio, il turno di lavoro deciso dal Comune. Basti pensare che non possiamo scegliere neppure il colore dell’automobile. Un Ncc di vincoli ne ha pochissimi, se eliminiamo anche quelli è chiaro che si crea una disparità insanabile. E se parliamo di Uber, non dimentichiamo che l’organizzazione le tasse le paga fuori dall’Italia». «Fa specie accendere la televisione — prosegue Barbieri — e vedere la senatrice Lanzillotta (promotrice dell’emendamento che rimanda la regolamentazione degli Ncc, ndr) tuonare contro la compravendita “illegale” delle licenze, mentre accanto a lei c’è il sindaco Nardella, del suo stesso partito, che pochi mesi fa ha venduto 70 nuove licenze a 175 mila euro. Almeno si mettano d’ accordo ». Il tassistasindacalista mette però le mani avanti sugli eccessi delle manifestazioni romane: «La nostra protesta non è giusta, è doverosa. Ma le battaglie vanno condotte con l’intelligenza, non con la forza. Quel che è successo va scisso in due parti: una, nettamente maggioritaria, è quella composta dai tanti colleghi che hanno manifestato in modo pacifico per difendere il futuro delle proprie famiglie; l’altra, una minoranza, ha deciso di scendere in piazza nel modo sbagliato, perché le violenze vanno sempre condannate». A Roma, martedì, un folto gruppo di tassisti è andato sotto la sede del Pd. Lì si sono alzate decine di braccia tese, un saluto romano di gruppo le cui immagini hanno fatto il giro del Paese: «È persino difficile da commentare, come lo si commenta un fatto così? È un gesto da condannare. Punto».
La nostre ragioni sono sacrosante Ma le battaglie non si portano avanti con la forza La violenza va sempre condannata