UN WEEK-END TRA I LIBRI, PARLANDO DI LIBRI CHE BOCCATA D’ARIA
Sì, è vero: c’erano molte case editrici piccole e per lo più sconosciute. Sì, è vero: l’organizzazione ha lasciato a desiderare e le indicazioni erano lacunose (io ad esempio ci ho messo un po’ a individuare la sala bianca per partecipare alla presentazione di un libro). Sì, è vero: durante i dibattiti le voce si sovrapponevano da area ad area perché non c’erano pannelli fonoassorbenti a dividerle. Tutto vero. E bene ha fatto Gabriele Ametrano a sottolineare come a fronte di numeri lusinghieri, Libro aperto, il primo festival del Libro a Firenze, abbia messo in mostra non poche pecche, affinché gli organizzatori possano porvi rimedio in vista della seconda edizione (in cui speriamo). Però prima di mandare in archivio questo debutto è bello ricordare che la tre giorni della Fortezza ha regalato a Firenze un fine settimana inconsueto e che nel Padiglione Spadolini s’e visto un popolo diverso da quello che normalmente si incontra alle inaugurazioni delle mostre o alle presentazioni di libri e di studi di stampo accademico. Lì c’erano anche volti che normalmente nel weekend si affollano i Gigli, magari col cane invece che con un amico o con il partner. Erano lì, sfogliavano libri, ascoltavano altre persone parlare di libri, dialogavano invece di spendere, qualcuno si fermava a mangiare un gelato o a bere un bicchiere trascorrendo del tempo attorniato da pagine scritte. E se è vero, come ci diciamo da sempre, che il contesto modifica il nostro pensiero questo vorrà pur dire qualcosa. I biglietti staccati, pare più di ventimila, hanno dato ragione a chi ha voluto rischiare, offrendo alla città un’occasione fuori dagli schemi. Libri, signori, libri. È paradossale ma è una grande novità nel nostro panorama urbano. Adesso però c’è da dare uno slancio diverso alla manifestazione. Il prossimo anno non basterà invitare Lansdale e Capossela, avere tra i relatori De Martino e il giovane e promettente Pietro Grossi, poter raccontare di avere portato a Firenze Tahar Ben Jelloun e di aver coinvolto, più è più volte, nella tre giorni, studiosi di calibro dell’Accademia della Crusca. Il tempo c’è. Anche per sfidare i critici più severi a dare una mano. Raccogliendo un po’ del cuore lanciato oltre l’ostacolo. Un lancio riuscito.
La sorpresa Un piacere vedere in Fortezza anche chi in genere frequenta i centri commerciali