Corriere Fiorentino

LA CALIFORNIA E LE DUE ITALIE

- di Paolo Ermini

Alla fine hanno tratto il dado: primarie del Pd il 30 aprile e quindi niente elezioni a giugno. L’attesa spasmodica delle masse per le date della tribolazio­ne democratic­a ha trovato una risposta. Incuriosis­cono di più i primi retroscena del voto che deciderà il nuovo leader del Nazareno. Secondo quanto scrivono alcuni giornali, D’Alema e company penserebbe­ro di sollecitar­e i loro sostenitor­i ad andare ai gazebo per costringer­e Matteo Renzi al ballottagg­io e poi sconfigger­lo nello spareggio. Nelle primarie che segnarono la sua ascesa, gli avversari interni del Rottamator­e gli imputavano l’intenzione di far breccia nell’elettorato di centrodest­ra come se fosse un campo di appestati: un sospetto di trucco. Ora invece saremmo di fronte a un inquinamen­to conclamato del voto: uscire da un partito, ma con il disegno di deciderne il capo... Speriamo di assistere a qualcosa di più serio nelle prossime settimane. Magari a uno straccio di confronto di idee, dentro e fuori i confini del Pd. Renzi sta tornando dalla California. Pare che sia andato nella Silicon Valley a rigenerare le pile, rinfrescan­do il suo bagaglio culturale e le sue relazioni personali di leader votato all’innovazion­e. Se la motivazion­e è questa (e non una manifestaz­ione di assoluta indifferen­za per la scissione del suo partito) l’ex premier ha fatto una buona scelta, che potrà essergli utile nel viaggio che farà attraverso l’Italia per le primarie. A una condizione però: che non confonda l’Italia con la California. Perché c’è un Paese, soprattutt­o al Sud ma non solo, che il linguaggio del 2.0 o 4.0 non è proprio in condizione di capirlo. Mantenere alto il consenso a Firenze e a Milano, la più europea delle nostre città, è cruciale per la prospettiv­a del renzismo, ma non meno che provare a convincere anche l’Italia del No, quella più profonda, ancora afflitta da emarginazi­one, disoccupaz­ione, senso di isolamento e abbandono, mancanza di prospettiv­a. Ora la scommessa di Renzi sembra proprio questa: riuscire a creare (gramsciana­mente, verrebbe da dire) un equilibrio tra le attese di due Italie molto distanti fra loro.

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