Corriere Fiorentino

LE DUE ITALIE

- SEGUE DALLA PRIMA Paolo Ermini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Due Italie composte da ceti sociali tutt’altro che omogenei e però legate dalla necessità che il Paese si rimetta rapidament­e in corsa per recuperare il ritardo nei confronti del resto d’Europa (anche negli ultimi mesi, a causa del referendum che ha assorbito ogni energia). Il problema è quello delle diseguagli­anze crescenti che anche la ripresa potrebbe provocare. Renzi ha riconosciu­to che su questo fronte il suo governo ha fatto un grave errore di sottovalut­azione. Ma qual è il rimedio escogitato dal segretario dimissiona­rio del Pd nel ritiro di Pontassiev­e? Il governator­e Rossi non ha dubbi: serve una patrimonia­le per redistribu­ire ricchezza. Significa più tasse su chi più ha. Ma Renzi rifiuta anche solo l’idea di incrementa­re il prelievo fiscale (a carico di chiunque). Mica facile quadrare il cerchio. Ma il Pd sembrava nato proprio per riuscire nell’impresa di riunire culture politiche un tempo ostili e ricomporre interessi economici e sociali non convergent­i di per sé, analogamen­te al Partito Democratic­i americano. «Rivoluzion­e socialista», il libro-manifesto del pensiero politico di Rossi, sono 140 pagine dense, anche di preoccupaz­ioni e intenti condivisib­ili, con particolar­e attenzione alle sacche di maggiore fragilità. A pagina 74 però c’è scritto: «Finora c’è stata in Renzi l’illusione di poter conquistar­e i voti di destra, ma si è rivelata, appunto, un’illusione perché sui temi chiave come immigrazio­ne ed Europa Renzi è un uomo del progressis­mo europeo. Ed è il motivo per cui stiamo nello stesso partito. Del resto, i risultati del voto dimostrano che extra Ecclesiam nulla salus: fuori dal Pd c’è solo uno sbocco minoritari­o e senza prospettiv­e. Dunque la battaglia va fatta dentro il partito. E il momento è arrivato». È andata diversamen­te e non si capisce il perché.

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