Ma sulla strada di Paulo c’è l’ex col dente avvelenato
Mihajlovic non ha mai digerito l’esonero di cinque anni fa
Il 7 novembre 2011 la Fiorentina usciva sconfitta dalla gara di Verona contro il Chievo e Sinisa Mihajlovic veniva esonerato dalla guida tecnica della squadra. Fatale il gol di Rigoni messo a segno nella ripresa di una gara brutta. Il giorno prima, in Ungheria, sulla panchina del Videoton in Ungheria, Paulo Sousa vinceva in scioltezza 3-0 contro l’Ujpest.
Oltre cinque anni e parecchie squadre dopo, le strade di Sousa e Mihajlovic s’intrecciano in modo beffardo, come soltanto il destino sa sceneggiare: con l’ex dal dente avvelenato che decide il destino dell’avversario in bilico. Il portoghese reduce dalla batosta europea al cospetto del Borussia Monchengladbach con tanto di fiducia rinnovata a tempo, il Patron Andrea Della Valle Presidente Urbano Cairo serbo alle prese con un calo preoccupante dopo un girone d’andata che aveva illuso tutti.
Già, perché qualche mese fa i granata certificarono un ottimo momento di forma proprio grazie alla vittoria sulla Fiorentina, seconda di tre consecutive collezionate con Roma e Palermo. Iago Falque e Benassi, con l’aiuto delle solite amnesie difensive, non ebbero problemi a regolare i viola all’Olimpico, e nel finale risultò inutile il gol di Babacar. Oggi le storie sono diverse, ma entrambe deludenti viste le polemiche che stanno accompagnando le ultime prestazioni della squadra di Mihajlovic e soprattutto l’organico a disposizione del serbo. Anche in questo caso, in linea con il gemellaggio tra le tifoserie, le recriminazioni vanno ai mancati investimenti. Oggi il Torino è il quarto attacco del campionato grazie ai 17 gol di Belotti confermando una vocazione prettamente offensiva garantita anche da giocatori come Ljajic, Iago Falque o Iturbe, ma soffre oltre modo la fase difensiva almeno a giudicare dai 40 gol al passivo che rendono la retroguardia granata la quattordicesima del campionato.
Numeri inferiori alla difesa viola (undicesima con 35 reti al passivo) che rispecchiano più in generale i cinque punti di vantaggio in classifica dei viola, se non fosse per il momento della Fiorentina che si è fatto particolarmente complicato. A sette punti di distanza dal sesto posto occupato dalla Lazio, squadra e tecnico non hanno più obiettivi se non la chiusura degna di una stagione tribolata.
Sulla loro strada quel Mihajlovic che se ne andò poco prima che Corvino consegnasse la squadra a Delio Rossi, in un’annata che vide il dirigente di Vernole andarsene dopo il 5-0 interno contro la Juventus. Un déjà vu, insomma. Delusioni ormai passate per Mihajlovic che dopo il divorzio con una piazza che non lo ho mai amato troppo, ha saputo reinventarsi e arricchire il proprio curriculum professionale. Guidando la nazionale serba, poi la Sampdoria, infine il Milan per poi trasferirsi sulla panchina del Torino. Una carriera diversa rispetto a quella di Sousa, passato dal Maccabi e dal Basilea prima di approdare in viola, ma sempre contraddistinta dal carattere e dalla personalità che ha saputo trasmettere alle sue squadre. Anche per questo, domani al Franchi, sia per Sousa, che per la Fiorentina, sarà necessario tirare fuori ancora più grinta di Mihajlovic. Gennaro Gattuso dopo appena 3’: 1-0 siglato dall’ex Livorno Favilli. Svantaggio che non ha minato le certezze dei toscani, capaci di andare a segno tre volte in poco più di un quarto d’ora: pari di Masucci (schema su punizione), sorpasso di Mannini (favorito dalla deviazione di Addae) e allungo ancora di Masucci (volé mancina su cross di Gatto). In avvio di ripresa l’Ascoli riduce le distanze con Cacia: uno spavento e poco più per la squadra di Gattuso, che al 64’ con Angiulli (altro assist di Gatto) chiude definitivamente i conti. «È un miracolo se siamo a giocarci la salvezza», afferma Gattuso, dando risalto alla puntualità dei Corrado nel pagamento degli stipendi. Martedì alle 20,30 il Pisa ospiterà il Carpi all’Arena Garibaldi.