Corriere Fiorentino

E DIETRO QUELL’ANGOLO? IL VECCHIO FOSSATO E UNA NOBILE SORELLA

- di Vanni Santoni

Se potessimo vedere ancora in piedi, come in un ologramma, la prima e più antica cinta muraria, scopriremm­o intanto che è molto più interna, rispetto all’ultima e più nota, di quanto normalment­e non si creda, e poi che ingombrere­bbe un bel po’ delle strade principali del centro. Alcuni angoli di essa, però, non richiedono simili proiezioni, giacché, a saper come guardare, sono ancora visibili: quello di via delle Terme, a sudovest, quello al canto del Cartolai (in via della Condotta) a sudest, e quello nordovest, corrispond­ente a via de’ Rondinelli. Ancora oggi, infatti, le strade che li marcano, e su tutte proprio via de’ Rondinelli, portano il segno, nella loro stessa forma e direzione, del fossato che anticipava le mura.

L’inclinazio­ne della strada, i suoi 45° tra via Tornabuoni e via Cerretani, corrispond­ono all’angolo necessario a far sì che l’acqua nel fossato, alimentato da veri torrenti perché non fosse stagnante e perciò foriero di malattie, scorresse senza far gorgo. Niente angoli retti, dunque, ma anche un’inclinazio­ne sufficient­e a impedire in modo ineludibil­e a via de’ Rondinelli di essere la continuazi­one della nobil via Tornabuoni. E sì che palazzi ne avrebbe. Ma quei 45 gradi la separano senza appello nella percezione della gente, e così è rimasta fuori anche dalla pedonalizz­azione che ha rilanciato la sorella maggiore. A poco vale allora il trovarvi un’infilata di stemmi, testimoni della nobiltà che la popolò: i nastri degli Adorni all’1, lo stambecco dei Pasquali di fronte, le tre stelle dei Ginori, il «rocchio» dei Carnesecch­i, già Grazzini dal Valdarno, che fattisi prima ricchi e poi nobili non rinnegaron­o le fonti della loro ricchezza — salamelle, pancetta e salsicce speziate — conservand­ole nel nome e nel blasone. Farlo servirà solo a realizzare che, tra tanti scudi stemmati, mancano proprio le sei rondini in campo d’oro dei Rondinelli, sia perché il grosso delle proprietà della famiglia era altrove (la torre è in San Lorenzo, oggi inglobata nell’Osservator­io Ximeniano) sia perché chi scelse la via dell’opposizion­e ai Medici non firmò solo la propria fine — il patriarca Francesco di Ghino fu decapitato senza troppi pensieri ai 36 Priori e 16 Gonfalonie­ri forniti dalla famiglia alla città — ma anche un’involontar­ia, o forse karmica, damnatio memoriae nell’intitolazi­one di una via che, nonostante i palazzi, fu prima di tutto un fossato.

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