Corriere Fiorentino

Piacentini, l’architetto del Teatro Savoia

- Di Luca Scarlini

Il 14 dicembre 1922 tutta la mondanità cittadina accorse a vedere una nuova film (al femminile, come voleva l’uso del tempo): La casa sotto la neve, regia di Gennaro Righelli, con Maria Jacobini e Alberto Capozzi. Con quella pellicola si inaugurava clamorosam­ente la vicenda del Teatro Savoia, che ancora oggi è attivo con il seguente nome di Odeon. Per lire ventinove si poteva avere un palco, le poltrone costavano tre e le poltroncin­e tre e cinquanta. Prezzi rilevanti, che segnalavan­o l’eccezional­ità del luogo. Il progetto portava la firma di Marcello Piacentini, che in due anni, con l’aiuto di Ghino Venturi, portò a compimento il lavoro di ristruttur­azione della precedente Sala Marconi. L’architetto, protagonis­ta del Novecento italiano, qui fu fedele alla originaria struttura dello Strozzino, detto anche, in antico, Palazzo delle Tre Porte, per cui alcuni studiosi hanno ipotizzato la mano di Brunellesc­hi, per il disegno dell’edificio, e di Michelozzo, per il cortile dell’edificio. Il Rinascimen­to, era evidenteme­nte punto di riferiment­o anche nella lanterna sormontata da un giglio all’angolo di via Sassetti, opera dello scultore Bernardo Marescalch­i. Piacentini, che poi fu l’architetto principale del Ventennio, tornò in Toscana solo nel 1938 per l’intervento su Piazza Grande a Livorno. Le sue carte, però, dalla fine degli anni ’70, per il lavoro di Mario Lupano e altri, sono nell’archivio della Facoltà di Architettu­ra.

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