La «nuova» strada verso l’antica abbazia
Badia a Passignano, festa dopo i lavori in via Campo dei Fiori
Sale sinuosa da Sambuca Val di Pesa a Badia a Passignano, tra storia, natura e leggenda e, da ieri, «rivestita a nuovo».
É via Campo dei Fiori, conosciuta come «strada Badia», il rigoglioso percorso che conduce all’antico borgo di Passignano, porta d’accesso all’Abbazia di San Michele Arcangelo, millenario complesso monastico di organizzazione vallombrosana. E all’area naturale protetta del Chianti, che circonda la Badia, ed è un autentico patrimonio di biodiversità. É stata inaugurata con una grande festa, la «nuova» via Campo dei Fiori, con i badiani e i monaci benedettini, l’abate don Lorenzo, il parroco don Andrea, il sindaco di Tavarnelle David Baroncelli.
Un intervento di circa 250 mila euro che l’amministrazione tavarnellina ha investito realizzando nuovi drenaggi per la stabilizzazione e la gestione delle acque meteoriche, una nuova fondazione, l’asfaltatura e la segnaletica. Un’operazione voluta per migliorare sicurezza e fluidità ma anche, come spiega il sindaco «per valopella rizzare le potenzialità turisticoculturali di una delle più antiche arterie di collegamento tra i borghi e le prestigiose località del nostro territorio».
Un luogo ricco di arte e storia Badia, custode del maestoso affresco Il Cenacolo di Domenico Ghirlandaio e dove nell’anno Mille, San Giovanni Gualberto, fondatore della Congregazione vallombrosana, ripristinò la vita monastica secondo la regola di San Benedetto dell’ ora et labora, che ha fatto dei monaci benedettini i primi ambientalisti della storia e, del santo, il patrono nazionale dei forestali d’Italia. Una storia che si snoda proprio tra Sambuca e Passignano, collegate oltre che dalla via del Campo anche dalle tracce della storia di san Giovanni, nella cap- del Mulino dell’Abate a Sambuca, che ospita il masso miracoloso che la leggenda vuole curasse il santo da «penosa ischiade». Ma l’obiettivo dell’amministrazione è anche quello di promuovere l’aspetto naturalistico di Badia a Passignano, «aprendola — come spiega il vice sindaco Davide Venturini — ad una maggiore fruizione da parte dei visitatori e promuovendone la conoscenza sotto il profilo ambientale e storico-culturale con un particolare sguardo agli studenti».
Trecentosessantaquattro ettari tra boschi, vigneti e ulivi e una ricca varietà di ecosistemi testimoniata da rare specie animali e vegetali identificate. Dove particolari microclimi e microambienti, individuati dall’esperto di ecosistemi chiantigiani Marco Lebboroni, hanno permesso la sopravvivenza di piante e animali esclusivi come il gheppio, l’averla piccola, il codirosso e addirittura fra i 4 milioni e i 10mila anni fa, del mastodonte, parente lontano dell’elefante.