Corriere Fiorentino

Sousa, la notte più difficile

- Leonardo Bardazzi

Tutti colpevoli, tranne Antognoni. Nel processo alla Fiorentina fatto dai tifosi, non ci sono assoluzion­i. E così ieri mattina (mentre la squadra lavorava sul campo), circa 300 tifosi assiepati fuori dal centro sportivo hanno urlato la loro sentenza: «Meritiamo di più», «Della Valle vattene», «Paulo Sousa salta la panchina», «Bisogna correre per vincere», tanto per rimanere soltanto ai cori riferibili.

Una contestazi­one pacifica e contenuta anche nei numeri (sono lontani i tempi di piazza Savonarola stracolma di gente o del Campo di Marte bloccato dai sit-in anti-Cecchi Gori), ma che sancisce una spaccatura netta, profonda tra la città e la Fiorentina. I campanelli d’allarme d’altra parte erano suonati da tempo, ma l’uscita prematura dalle coppe e la triste classifica di campionato, hanno accelerato il processo. I tifosi ce l’hanno con la società per le ultime sessioni di mercato fatte al risparmio, con l’allenatore per le scelte di formazione a volte incomprens­ibili e con la squadra rea di non mettercela tutta per «onorare la maglia»: «La società ha fatto tanti sacrifici — ha provato a replicare il dg Corvino, l’unico a metterci la faccia — e se non sono arrivati terzini la colpa è solo mia». Alibi a parte (l’intervento di Corvino è stato apprezzato per il coraggio ma non condiviso), l’aria che tira resta molto pesante, tanto che stasera è attesa la contestazi­one bis (anzi tris se ci mettiamo pure la reazione di pancia dopo la batosta di giovedì scorso). Dalla curva partiranno altri cori contro la proprietà, mentre molti degli abbonati viola non entreranno allo stadio. Il colpo d’occhio si preannunci­a malinconic­o, anche se gli ultras hanno assicurato anche sostegno alla squadra: una piccola tregua per dare a Borja e compagni l’ultima occasione per rifarsi.

A Sousa in ogni caso non saranno fatti sconti. E non sono perché da mito del tifo (fino a pochi mesi fa era tutto selfie e bagni di folla) adesso è diventato il «gobbo» da scacciare. Il portoghese infatti è stato confermato alla guida della squadra solo grazie alla linea Corvino. Pantaleo infatti vuole aspettare giugno per dare il via alla rivoluzion­e e ritiene inutile portare oggi un nuovo allenatore sulla panchina viola. L’umore di Della Valle però, e non solo per la contestazi­one, è nero (Adv è rimasto infastidit­o dalle uscite di Sousa sui «sogni infranti» e sulle «ambizioni limitate» della Fiorentina) e un altro flop contro il Torino potrebbe diventare la classica goccia che fa traboccare il vaso: «È il momento più difficile da quando sono qui — ammette il portoghese — ma non ho mai pensato di dimettermi, non abbandono la squadra nei momenti di difficoltà. Sono ostacoli come questi che aiutano a crescere. L’esonero? Io cerco di unire e non di frammentar­e, e la stessa cosa fa la società».

La missione Europa resta a distanza siderale (l’Atalanta è a +11, la Lazio a +10 e il Milan a +7), ma la Fiorentina adesso si gioca la faccia. Anche se recuperare la fiducia del tifo sarà impresa ardua: «Sappiamo il clima che c’è in città — continua Sousa — ma io lavoro per sostituire la paura con l’ambizione, perché con la paura addosso non si esce dalle difficoltà. Anche per questo non ho mai pensato di dimettermi, io non abbandono la squadra nei momenti più duri». Per il portoghese però piove sul bagnato. All’assenza di Vecino squalifica­to, si aggiunge quella, inattesa, di Bernardesc­hi.

Il numero 10 risente di una «distorsion­e alla caviglia sinistra — si legge nel bollettino medico — subita con l’Udinese. La disponibil­ità dell’atleta alle successive gare è stata resa possibile grazie a infiltrazi­oni locali, che non possono però essere proseguite data la presenza di una sofferenza significat­iva». Senza Berna, verrebbe in mente l’idea Saponara, ma Sousa è cauto: «Giovedì l’ho mandato in tribuna per scelta tecnica». L’ex empolese evidenteme­nte non è ancora al 100 per cento. Quasi certo allora l’ennesimo rilancio di Ilicic. Un altro che ormai a Firenze sta esaurendo il credito.

 Parola di Paulo Non sono mai stato così in difficoltà da quando sono a Firenze, ho detto ai ragazzi che dobbiamo trasformar­e la paura in coraggio

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 ??  ?? Federico Chiesa, 20 anni
Federico Chiesa, 20 anni
 ??  ?? Federico Bernardesc­hi non ci sarà
Federico Bernardesc­hi non ci sarà

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