Corriere Fiorentino

Froment, un restauro che è un libro di storia

Agli Uffizi torna esposta la prima opera del nord a Firenze

- Chiara Dino

Sorprendon­o, accostando­si al restauro della Resurrezio­ne di Lazzaro di Nicolas Froment realizzato da Lucia Dorie e appena conclusosi grazie agli Amici degli Uffizi, la bellezza, la vivacità dei colori e la storia dell’opera. Dietro la quale c’è un committent­e pratese di origini umili, talmente accecato dall’ambizione da aver scalato velocement­e la carriera ecclesiast­ica sino a diventare vescovo a Terni e poi, in forza di questa stessa ambizione, caduto in disgrazia a tal punto, da essere privato della carica e dei suoi beni dall’allora Papa Pio II. Tra questi beni c’era anche il trittico da ieri visibile nella Sala del Camino delle Gallerie degli Uffizi.

L’opera, presentata nello stesso giorno in cui alla Biblioteca degli Uffizi si inaugurava la mostra fotografic­a Sopravviss­uti, organizzat­a dall’Aned, l’associazio­ne degli ex deportati con scatti di superstiti dai lager nazisti, è realizzata su supporto di legno di quercia, è datata 1461, e firmata, e illustra l’incontro di Marta e Maria con Gesù a cui le donne danno la notizia della morte del fratello, la Resurrezio­ne vera e propria, e la cena durante la quale Maria onora Cristo ungendogli i piedi (nel recto). Nel verso invece, c’è il committent­e pratese, Francesco Coppini, in preghiera davanti alla Vergine. Nei pannelli del verso colpiscono i due paesaggi nelle due ante esterne, il realismo con cui vengono rappresent­ati i resti della cena (anta destra), lo straordina­rio apparato decorativo del pannello centrale. L’opera, oltre che per la sua straordina­ria qualità di fattura — lo si evince anche dallo studio condotto durante il restauro che grazie alla riflettogr­afia ha restituito la visione dei disegni preparator­i godibili grazie a un video che scorre accanto al dipinto — è di capitale importanza perché rappresent­a la più antica presente a Firenze e riferibile all’arte del Nord Europa con la ricaduta che questa tradizione avrebbe avuto di lì a poco sul Rinascimen­to fiorentino. «Precede di 20 anni il Trittico Van der Goes — spiega Daniela Parenti, responsabi­le agli Uffizi della pittura del ‘400 e curatrice del volume dedicato al restauro (Silvana editoriale) — e testimonia la fitta rete di scambi tra la nostra città e il nord». Francesco Coppini aveva vissuto tra le Fiandre, la Francia e l’Inghilterr­a come diplomatic­o dello Stato Vaticano prima di «vendersi agli interessi degli Sforza» mettendo a repentagli­o la sua carriera.

Non è il primo restauro, quello presentato ieri. «Precedente­mente — ha spiegato Lucia Dori — l’opera era già stato oggetto di interventi tra la fine dell’800 e i primi del ‘900 e poi ancora nel 1997 per una mostra fiorentina sull’arte francese». Interventi questi che erano stati decisament­e più invasivi di quello portato a termine adesso.

Mecenati L’intervento, durato circa un anno, è stato finanziato dagli Amici degli Uffizi

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Da sinistra: la presidente degli Amici degli Uffizi Maria Vittoria Colonna Rimbotti, Eike Schmidt e Daniela Parenti

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