Corriere Fiorentino

Il caso Consip scuote Rignano Tiziano Renzi contro il sindaco

Dopo tante scintille ultimatum a Lorenzini: «O lo fai con il simbolo del Pd o non ti ricandidi»

- Bozza, Fatucchi

«O ti candidi sotto il simbolo del Pd, o ti scordi di rifare il sindaco». Il messaggio, un aut aut, parte dal segretario del Pd Tiziano Renzi a Daniele Lorenzini, primo cittadino al primo mandato, che ha annunciato che non vuole ricandidar­si sotto il simbolo dei democratic­i. Ma non è solo la critica di Lorenzini alla gestione del partiti a pesare: Lorenzini, convocato dai pm sull’inchiesta Consip, ha parzialmen­te confermata la loro tesi su una cena avvenuta ad ottobre scorso tra Renzi senior e il generala Saltalamac­chia. Il Pd fiorentino prova a mediare.

«O ti candidi con il simbolo del Pd o ti scordi di rifare il sindaco». Sarebbe questo l’aut aut che Tiziano Renzi, segretario del Pd di Rignano, avrebbe imposto a Daniele Lorenzini, che oltre ad essere primo cittadino uscente è pure amico e medico di famiglia dei Renzi. C’entra la politica? Certo. Ma sono anche gli strascichi dell’inchiesta sul caso Consip, che sta facendo saltare i nervi al Pd nella città natale dell’ex premier. Qui si voterà a giugno: il candidato naturale sarebbe Lorenzini, al primo mandato che però ha annunciato, lunedì scorso, che, pur rimanendo nel Pd, se correrà da sindaco lo farà senza simboli di partito. Troppi gli errori fatti dal Pd finora, non solo dagli scissionis­ti ma anche dall’ex segretario Renzi (figlio) sul referendum. Insomma, rottura totale, nella patria di Renzi, col babbo di Renzi. E con il rischio di uno smacco alle porte: questo è un Comune sotto i 15 mila abitanti, chi arriva primo prende la fascia tricolore. Ci sono state sconfitte brucianti per il Pd in Toscana: Livorno, Cascina, Montevarch­i. Ma perdere a Rignano, per il Pd, sarebbe il colmo dei colmi.

Le dichiarazi­oni di Lorenzini hanno fatto andare su tutte le furie Tiziano. Ma c’è chi fa notare anche, tra i dem rignanesi, che il sindaco — sentito dai Pm di Napoli sull’inchiesta Consip — avrebbe dato indicazion­i a sostegno delle tesi dell’accusa. Nella cena ad ottobre tra Tiziano Renzi, il generale Emanuele Saltalamac­chia (indagato come Tiziano sempre nell’inchiesta Consip), Andrea Conticini (cognato di Matteo Renzi), Massimo Mattei (ex assessore di Renzi, amico di Tiziano e del generale) e lo stesso Lorenzini, Tiziano sarebbe stato avvertito dal generale, secondo i pm, di essere intercetta­to e di non parlare con Alfredo Romeo (in carcere per l’inchiesta). Una ricostruzi­one riportata dal quotidiano La Verità. Lorenzini, che non ha voluto parlare finora della sua deposizion­e, sbotta: «Non è vero che ho sentito parlare di Romeo». La frase sarebbe stata più generica: «Non parlare con certa gente». Solo una mezza conferma delle tesi dei Pm, ma in contrappos­izione con quello che ha dichiarato Renzi senior. «Io di fronte ai magistrati dico solo la verità» aggiunge Lorenzini.

Tutte scintille: poi scoppia l’incendio. L’assemblea convocata per lunedì sera, in cui tutti si aspettavan­o le dimissioni di Tiziano, viene rinviata. E così, invece di sfogarsi al circolo o in piazza, veleni e accuse si fanno nella chat collettiva di Whatsapp del Pd di Rignano (170 iscritti), dove c’è chi si spinge a proporre una «conferma per acclamazio­ne» di Tiziano. Veleni che fanno saltare rapporti di amicizia di una vita: Lorenzini è amico fraterno, Tiziano. Il Pd metropolit­ano prova a mediare, ma Tiziano Renzi resta deciso. Per l’ex segretario Franco Bonciani «col dialogo, supereremo ogni contrasto». Magari, non sulla chat.

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La vetrata della sede del circolo Pd di Rignano sull’Arno, di cui Tiziano Renzi è segretario Sul vetro l’avviso di rinvio dell’assemblea

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