UNICKA, COME IL SUO NOME (TI ASPETTIAMO BELLA BIONDA)
Chissà dove sei bella cavalla bionda. Vorremmo rivederti presto, mentre porti al traguardo la tua eleganza vittoriosa, la tua criniera da alta aristocrazia equina, il tuo trotto da serena campionessa degna del bel nome che hai: Unicka.
Unicka perché in scuderia l’allenatore e i proprietari rimasero talmente colpiti dalla bellezza della puledrina, nata da pochi giorni, che non esitarono a definirla così, unica, e scelsero quell’aggettivo come l’inevitabile nome con cui battezzarla, se non che scoprirono che già esisteva all’anagrafe equina una cavalla iscritta da poco come Unica nel libro dei puledri. Era necessario cambiare, non sono ammessi doppioni nel mondo delle corse. E allora, pur di non rinunciare al nome che ritenevano il più degno per lei, i proprietari hanno aggiunto una prorompente e battagliera «k», che in fondo sottolineava meglio il lato esclusivo e forte della loro puledra. Unicka si è rivelata degna della sua unicità, ha vinto quasi tutte le quattordici corse a cui ha partecipato, meno la gara d’esordio, meno un’altra nella quale è stata danneggiata da qualche complicazione tattica, ma soprattutto ha impressionato per il modo in cui ha spazzolato gli avversari nel prestigioso Derby e nell’importante premio Orsi Mangelli, due classiche che la sua indiscutibile superiorità le ha facilmente consegnato prima di un prudente periodo di riposo. Sarebbe tornata in pista presto, puntava il suo occhio docile verso il Gran Premio d’Europa, a Milano. Unicka non è una cavalla qualsiasi, potrebbe diventare un manifesto gigantesco per la nostra ippica, corrosa dall’improvvisa povertà che le hanno rovesciato addosso le scommesse sugli altri sport, privandola di molti euro.
Ora questa miss del nostro trotto è in mano a chissà chi e rischia chissà cosa, perché dal ricatto allo spregio tutto rientra, purtroppo, nei possibili rischi che comporta il rapimento di un cavallo. Lasciamo da parte i precedenti, alcuni tragici (Shergar), altri finiti bene come quello di Wayne Eden, altro cavallo che alloggiava in Toscana, che ritornò in mani amiche e seppe anche tornare a vincere. Quello che in questo momento preoccupa gli appassionati di ippica è la paura di perdere non soltanto il cavallo italiano più promettente, ma anche tutto ciò che Unicka rappresenta nel campo delle possibilità di un rilancio dell’ippica, di uno sport che ha perduto il pubblico, i soldi, la forza, i giovani e che naviga in acque molto basse, tanto basse che vi si è arenato. Il campione di elegante splendore che vince anche all’estero, come si spera sappia fare Unicka, è un veicolo pubblicitario di grande consistenza e dunque la speranza che Unicka possa avvicinarsi in qualche modo, anche soltanto sfiorandolo, al mito di Varenne, è uno dei pochi sentieri sui cui si muove la possibilità di un rilancio dell’ippica.
Chissà come ti trattano bella cavalla bionda. I cavalli come Unicka e il suo compagno di disavventura, il promettente Vampire Dany, fanno una vita a suo modo anche bella: trattati con affettuoso interesse si impossessano di abitudini attorno alle quali costruiscono le loro certezze, i loro ritmi quotidiani, la loro tranquillità. Tutto deve essere sempre uguale, per loro, sempre scandito dai momenti che si ripetono serenamente alle stesse ore, allo stesso modo, nello stesso posto. Il cibo, l’allenamento, la pulizia, l’uomo che si prende cura di loro. Tutto come sempre. Il cavallo da corsa è un saggio amministratore della monotonia e della ripetitività, è un appassionato cultore della mancanza di sorprese. Non ama i cambiamenti. Uno dei pericoli che Unicka corre in questo periodo è proprio quello di imbattersi in inevitabili e drastiche rivoluzioni delle sue abitudini che potrebbero incidere sul suo fisico e anche sul suo carattere. Di questo si preoccupava ieri un mio antico amico ippico, il giornalista Antonio Berti, che mi ha telefonato di buon mattino — o almeno in un’ora che io considero di buon mattino — per avvisarmi del rapimento di Unicka. «Chissà come la trattano», con queste addolorate parole ha chiuso la conversazione.
Nessuno può saperne mai abbastanza sulle corse dei cavalli, diceva Bukowski, grande scrittore e altrettanto grande appassionato di ippica, come testimonia il titolo di un suo libro: «Tutto il giorno alle corse dei cavalli, tutta la notte alla macchina da scrivere». Eppure c’è nell’ippica, attraversata come molte cose della vita dal bene e dal male, anche un sentimento di cui si ritrova una forte traccia in questi momenti. I siti dei giornali di settore, come Galoppo e Trotto sono stati invasi ieri dai contatti. Unicka, tutti volevano notizie di Unicka. Chissà quando tornerai bella cavalla bionda. Noi ti aspettiamo.
Bellissima ed elegante, ha vinto 14 delle 12 gare a cui ha finora partecipato In lei tutto il trotto riponeva le speranze di rilancio