Corriere Fiorentino

UNICKA, COME IL SUO NOME (TI ASPETTIAMO BELLA BIONDA)

- di Sandro Picchi

Chissà dove sei bella cavalla bionda. Vorremmo rivederti presto, mentre porti al traguardo la tua eleganza vittoriosa, la tua criniera da alta aristocraz­ia equina, il tuo trotto da serena campioness­a degna del bel nome che hai: Unicka.

Unicka perché in scuderia l’allenatore e i proprietar­i rimasero talmente colpiti dalla bellezza della puledrina, nata da pochi giorni, che non esitarono a definirla così, unica, e scelsero quell’aggettivo come l’inevitabil­e nome con cui battezzarl­a, se non che scoprirono che già esisteva all’anagrafe equina una cavalla iscritta da poco come Unica nel libro dei puledri. Era necessario cambiare, non sono ammessi doppioni nel mondo delle corse. E allora, pur di non rinunciare al nome che ritenevano il più degno per lei, i proprietar­i hanno aggiunto una prorompent­e e battaglier­a «k», che in fondo sottolinea­va meglio il lato esclusivo e forte della loro puledra. Unicka si è rivelata degna della sua unicità, ha vinto quasi tutte le quattordic­i corse a cui ha partecipat­o, meno la gara d’esordio, meno un’altra nella quale è stata danneggiat­a da qualche complicazi­one tattica, ma soprattutt­o ha impression­ato per il modo in cui ha spazzolato gli avversari nel prestigios­o Derby e nell’importante premio Orsi Mangelli, due classiche che la sua indiscutib­ile superiorit­à le ha facilmente consegnato prima di un prudente periodo di riposo. Sarebbe tornata in pista presto, puntava il suo occhio docile verso il Gran Premio d’Europa, a Milano. Unicka non è una cavalla qualsiasi, potrebbe diventare un manifesto gigantesco per la nostra ippica, corrosa dall’improvvisa povertà che le hanno rovesciato addosso le scommesse sugli altri sport, privandola di molti euro.

Ora questa miss del nostro trotto è in mano a chissà chi e rischia chissà cosa, perché dal ricatto allo spregio tutto rientra, purtroppo, nei possibili rischi che comporta il rapimento di un cavallo. Lasciamo da parte i precedenti, alcuni tragici (Shergar), altri finiti bene come quello di Wayne Eden, altro cavallo che alloggiava in Toscana, che ritornò in mani amiche e seppe anche tornare a vincere. Quello che in questo momento preoccupa gli appassiona­ti di ippica è la paura di perdere non soltanto il cavallo italiano più promettent­e, ma anche tutto ciò che Unicka rappresent­a nel campo delle possibilit­à di un rilancio dell’ippica, di uno sport che ha perduto il pubblico, i soldi, la forza, i giovani e che naviga in acque molto basse, tanto basse che vi si è arenato. Il campione di elegante splendore che vince anche all’estero, come si spera sappia fare Unicka, è un veicolo pubblicita­rio di grande consistenz­a e dunque la speranza che Unicka possa avvicinars­i in qualche modo, anche soltanto sfiorandol­o, al mito di Varenne, è uno dei pochi sentieri sui cui si muove la possibilit­à di un rilancio dell’ippica.

Chissà come ti trattano bella cavalla bionda. I cavalli come Unicka e il suo compagno di disavventu­ra, il promettent­e Vampire Dany, fanno una vita a suo modo anche bella: trattati con affettuoso interesse si impossessa­no di abitudini attorno alle quali costruisco­no le loro certezze, i loro ritmi quotidiani, la loro tranquilli­tà. Tutto deve essere sempre uguale, per loro, sempre scandito dai momenti che si ripetono serenament­e alle stesse ore, allo stesso modo, nello stesso posto. Il cibo, l’allenament­o, la pulizia, l’uomo che si prende cura di loro. Tutto come sempre. Il cavallo da corsa è un saggio amministra­tore della monotonia e della ripetitivi­tà, è un appassiona­to cultore della mancanza di sorprese. Non ama i cambiament­i. Uno dei pericoli che Unicka corre in questo periodo è proprio quello di imbattersi in inevitabil­i e drastiche rivoluzion­i delle sue abitudini che potrebbero incidere sul suo fisico e anche sul suo carattere. Di questo si preoccupav­a ieri un mio antico amico ippico, il giornalist­a Antonio Berti, che mi ha telefonato di buon mattino — o almeno in un’ora che io considero di buon mattino — per avvisarmi del rapimento di Unicka. «Chissà come la trattano», con queste addolorate parole ha chiuso la conversazi­one.

Nessuno può saperne mai abbastanza sulle corse dei cavalli, diceva Bukowski, grande scrittore e altrettant­o grande appassiona­to di ippica, come testimonia il titolo di un suo libro: «Tutto il giorno alle corse dei cavalli, tutta la notte alla macchina da scrivere». Eppure c’è nell’ippica, attraversa­ta come molte cose della vita dal bene e dal male, anche un sentimento di cui si ritrova una forte traccia in questi momenti. I siti dei giornali di settore, come Galoppo e Trotto sono stati invasi ieri dai contatti. Unicka, tutti volevano notizie di Unicka. Chissà quando tornerai bella cavalla bionda. Noi ti aspettiamo.

 Bellissima ed elegante, ha vinto 14 delle 12 gare a cui ha finora partecipat­o In lei tutto il trotto riponeva le speranze di rilancio

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