Ritorno al Lingotto «Noi ci crediamo, forse un po’ meno»
Oggi parte la tre giorni di Renzi in vista del congresso Pd. Dalla Toscana pullman e auto
Ritorno al Lingotto, dieci anni dopo. Obbiettivo: «Tornare a casa per ripartire insieme». È il titolo scelto da Matteo Renzi per la tre giorni che si apre oggi alle 17,30 a Torino, nello stesso luogo in cui nel 2007 Walter Veltroni presentò la sua candidatura alla segreteria dell’allora nascente Partito Democratico. Con lui ci saranno i tremila sostenitori — tanti dalla Toscana, con pullman e auto private — che si sono iscritti online ai dodici seminari previsti, da «Welfare e Salute. Investire su protezione e promozione» a «Tra populismi e democrazia. Costruire la società aperta» (guidato dal toscano Andrea Romano, mentre Andrea Marcucci e Rosa Maria Di Giorgi coordineranno il workshop sulla cultura». Già la scelta della forma seminariale e i titoli fanno capire che l’intenzione non è portare il formato Leopolda in un altro luogo, ma provare a cambiare passo. Così come è un segnale la decisione di far aprire la tre giorni a Maurizio Martina, il ministro dell’agricoltura di estrazione Ds che al congresso correrà in ticket con l’ex premier, e non a Renzi, che oggi dovrebbe fare solo un saluto per poi fare il discorso di chiusura domenica. E non ci saranno i toni «scanzonati e gioiosi» dell’epoca Leopolda, ha avvertito Renzi, perché il Lingotto 2017 sarà un momento di «riflessione e dialogo» per scrivere il programma con cui l’ex sindaco di Firenze si ricandida alla segreteria del Pd.
È la stessa aria che si respira tra chi al Lingotto c’era nel 2007 ed è pronto a tornarci oggi. «Sto vivendo questo congresso con grandissima sofferenza, vorrei che Matteo riuscisse a farmi sentire di nuovo a casa mia, perché in questi anni spesso mi sono sentito ospite nel Pd. Non per colpa sua ma del “contorno”», dice Enzo Brogi, ex consigliere regionale con una storia nel Pci e nelle sue evoluzioni. E per ironia della sorte, dieci anni fa Brogi raggiunse il Lingotto veltroniano in auto insieme a Tommaso Nannicini, che insieme a Filippo Taddei cura i contenuti del Lingotto 2017. «A Renzi chiedo di costruire un Pd più laico, più progressista, più aperto», dice Brogi. Brenda Barnini, sindaco di Empoli, spera invece che «si chiuda definitivamente la fase post-referendum, durante la quale ci siamo ripiegati su noi stessi, e che il Pd torni a parlare solo ed esclusivamente di cosa vuole fare per l’Italia». Dieci anni fa Barnini, allora segretaria dei Ds empolesi, era al Lingotto: «La grande promessa di allora era proprio questa: fare un partito per il Paese, non per noi stessi. È l’ora di riportare al centro le proposte per l’Italia». Ci spera — ma meno che nel 2007 — anche Alessandro Cosimi, ex sindaco di Livorno, che al Lingotto veltroniano era in prima fila insieme a Sergio Chiamparino, allora primo cittadino di Torino. «Penso che al congresso voterò Renzi, anche se per motivi di lavoro non so se riuscirò a essere al Lingotto tra oggi e domenica. Se ci andrò, lo farò con un po’ meno di tensione ideale rispetto al 2007...». «Un po’ meno» è la formula che ritorna spesso nei commenti dei sostenitori di Renzi che dieci anni fa credevano in Veltroni. «Dopo il 4 dicembre è totalmente cambiata fase, bisogna reinventarsi — dice Agostino Fragai, ex assessore regionale e oggi presidente della Commissione garanzia del Pd regionale — Ed è molto più complicato che nel 2007, perché allora era in atto un processo di aggregazione e semplificazione del sistema politico, mentre oggi con la scissione è il contrario. Ed è per questo che oggi sono un po’ meno entusiasta di allora». Più ottimista Caterina Bini, che nel 2007 fu alla guida — come vicesegretaria di Andrea Manciulli — del neonato Pd toscano. Lei allora non riuscì ad andare al Lingotto perché «ero praticamente murata nella sede del partito per affrontare tutte le beghe legate alla fusione tra Ds e Margherita». Oggi invece ci sarà e sceglie la parola «speranza» per descrivere il Lingotto renziano. «La speranza c’era dieci anni fa e c’è oggi, anche se diversa. Io parteciperò al workshop sulla forma partito perché è un aspetto su cui dobbiamo lavorare...». Per la verità ci lavorate dal 2007, perlomeno. «Ma allora si riduceva tutto al confronto tra partito liquido e partito solido — dice Bini — oggi siamo in una realtà completamente diversa e anche quella discussione è vecchia». Una realtà così diversa che una fondatrice del Pd come Sandra Bonsanti — dieci anni fa responsabile del comitato per Veltroni, mai stata tenera con Renzi — oggi dice: «Il Lingotto 2017? Per carità, ho altro da fare, tanti libri da leggere».