Firenze, ecco lo stadio. «Dal 2021»
Applausi in Palazzo Vecchio: «Un Rinascimento». Il sindaco: non si torna indietro
Il nuovo stadio, con le sue morbide volute, modificherà lo skyline di Firenze facendo da contraltare al Palazzo di Giustizia e alle sue guglie aguzze, in una gara ideale di architetture contemporanee. Mica poco per una città che insiste a rimirare il suo volto solo su specchi rinascimentali. Sarà questa svolta esteticourbanistica l’aspetto più appariscente di quel cambiamento che la realizzazione dello stadio e della cittadella a Novoli comporterà. Un cambiamento largo e profondo, di orizzonte e di prospettiva per tutta la città, non solo per la Fiorentina e per i suoi appassionati. Con questo cambio di passo i fratelli Della Valle vogliono portare, stabilmente e strutturalmente, la società viola e la squadra nei piani alti del calcio, italiano e internazionale. Un obiettivo storico, mai perseguito in precedenza da nessuna proprietà. Questo significa che lo stadio che nascerà, bellissimo e suggestivo per come lo vediamo sui rendering, non sarà un semplice fiore all’occhiello di Firenze. E nemmeno il super-sfizio di una famiglia e di una città legate da grande ambizione. Sarà piuttosto una sfida: una rincorsa tra onori e oneri (come scrive a pagina 3 Ernesto Poesio). Un impegno per tutti. Perché uno stadio come quello che Andrea della Valle, Mario Cognigni e il sindaco Dario Nardella hanno presentato ieri (alla presenza non casuale del ministro dello sport Luca Lotti) alza di parecchio l’asticella. Non solo quella del calore e dell’orgoglio. La Fiorentina intraprende una strada che vuole portarla a diventare un marchio forte di per sé, come Fiorentina, e non per essere la squadra di una delle città più belle del mondo. Una Fiorentina che vuole portare a Firenze del valore aggiunto. La città, al contempo, dovrà dare una risposta adeguata. Con il nuovo stadio cambieranno gli equilibri della città, i servizi, le abitudini quotidiane di tanti fiorentini, ma anche l’atteggiamento dei tifosi, chiamati a loro volta a fare un salto in alto, in termini di stile e corresponsabilità.
Si cresce, finalmente. Ed è tutto un altro scenario rispetto a quello in cui otto anni fa fu presentato il progetto di stadio a Castello. Allora ci fu la rappresentazione di un sogno, ieri abbiamo assistito all’illustrazione di un piano concreto, condiviso tra la società e il Comune, nella sede istituzionale più significativa di Firenze: Palazzo Vecchio.
Resta da superare l’ostacolo dello spostamento del mercato ortofrutticolo, dall’area in cui deve trovare posto lo stadio a Castello. Non è un’impresa da niente. In Italia i tempi sono i nemici più acerrimi di ogni opera di interesse pubblico, soggetti come sono al dispotismo degli iter burocratici. Ma Nardella ha detto che lo spostamento si potrà fare. Che si farà. E che neppure le incertezze che ancora pesano sul destino della pista parallela dell’aeroporto potranno in qualche modo fermare la corsa verso il nuovo stadio. In Sala d’Arme sono state date anche la date di un cronoprogramma preciso: nel 2019 la posa della prima pietra, nel 2021 la prima partita. Noi, come compete a un giornale, ce la metteremo tutta per fare la nostra parte: racconteremo, vigileremo, solleciteremo tutti i protagonisti perché l’impegno preso ieri si trasformi in realtà, alle scadenze previste. Ma la Firenze che guarda avanti non può sottrarsi al piacere di questa scommessa. Ci crediamo. E sarebbe anche bello farci guidare in questa attesa da un countdown luminoso. Tanto per non perdere il ritmo giusto. In bocca al lupo, Viola.