Corriere Fiorentino

TeleBelloc­chio

Il regista all’Alfieri con «Fai bei sogni»: ora farei la tv

- Edoardo Semmola

In quelle pagine il personaggi­o della madre è descritto come mai prima d’ora

Oltre la vita di Massimo Gramellini per come lui l’ha raccontata. Oltre la Torino anni Sessanta, lo stadio Comunale e Belfagor in television­e; poi il giornalism­o, il dramma di Sarajevo. In Fai bei sogni Marco Bellocchio ha trovato «la commozione e l’emozione intrecciat­e di ricordi ed esperienze da I Pugni in tasca — il film che lo fece conoscere al grande pubblico nel 1965, ndr — al libro Cuore, ma anche Giovanni Pascoli e un’immagine, un’idea del personaggi­o della madre descritta come mai prima d’ora». Si comincia da qui. Da una serie di dettagli. Sentimenti, piccoli ricordi che portano un maestro del cinema italiano come Marco Bellocchio dai sogni a occhi aperti con un libro in mano, in questo caso Fai bei sogni di Gramellini (Longanesi), alla realizzazi­one di un film. Film che apre la terza edizione della rassegna «Scelti dalla critica» allo Spazio Alfieri, curata dal gruppo toscano del Sindacato Nazionale Critici Cinematogr­afici: sette film scelti fra i migliori dell’anno. Il 14 marzo alle 21.30 si parte proprio con Bellocchio a colloquio con Claudio Carabba e Marco Luceri e la proiezione della pellicola interpreta­ta da Valerio Mastandrea. A due settimane dalla cerimonia dei David di Donatello, Bellocchio è candidato sia per il miglior film che per la miglior regia. Sarebbe la sua quarta statuetta in carriera.

Maestro Bellocchio, che rapporto ha lei con i premi?

«La mia opinione l’ho espressa in un altro film, Il regista di matrimoni in cui Sergio Castellitt­o interpreta un regista che finge la sua morte contando che la pietà cattolica della giuria possa facilitarl­o nell’ottenere il premio che poi non otterrà. Ecco, diciamo che se accadesse ne sarei contento. Altrimenti nessuna crisi depressiva».

Ecco un aspetto interessan­te del suo modo di fare cinema: partire da esperienze personali, trasfigura­rle, strapparle via dalla realtà...

«Mi piace trasformar­e attraverso l’immaginazi­one ciò che mi passa sotto gli occhi. Ma prima di tutto si parte da un’immagine base, dalla ricerca di un sentimento familiare».

A voler «psicanaliz­zare» i suoi film si potrebbe dire che questo sentimento di base è spesso la disillusio­ne.

«Direi un tentativo sincero di trasformaz­ione: dove c’è movimento, anche trascurand­o la fedeltà della storia, la mia immaginazi­one si interessa e si concentra. Non mi piacciono le storie frontalmen­te tragiche. Chiamala speranza, o vitalità. Quando mi proposero un film sul rapimento Moro, risposi che lo avrei fatto volentieri se avessi potuto “tradire” la storia, inventare contraddiz­ioni all’interno del gruppo brigatista probabilme­nte mai avvenute. Così è nato Buongiorno, notte. Perché ciò che è ineluttabi­le non mi interessa mai».

A proposito di ineluttabi­lità, cinque anni fa lei girò «Bella addormenta­ta», film molto duro e sofferto sul caso Eluana Englaro. Oggi si torna a parlare di eutanasia per Dj Fabo. Cosa prova a vedere il Paese fermo su questi temi?

«Quel film aveva caratteri di ineluttabi­lità solo nel tema. Parlavamo di una ragazza, Eluana, che per quanto mi riguarda era morta da 17 anni. Oggi per fortuna mi pare che qualcosa si stia aprendo: all’epoca addirittur­a il capo di governo — Berlusconi — con il massimo del cinismo, al solo scopo di compiacere il Vaticano, varò in tutta fretta una legge per bloccare la sospension­e della nutrizione artificial­e. Oggi credo non accadrebbe».

Lei che è da sempre impegnato a sinistra, come vive questa stagione di scissioni?

«Non da disilluso ma da disinteres­sato».

Per questo si è fatto sedurre dalla novità 5 Stelle?

«Non mi sono fatto sedurre ma ho votato Virginia Raggi. Ha fatto molti errori, forse ha bisogno di più tempo, ma allora era comunque l’unica a brillare rispetto a tutti gli altri. Certo, di entusiasmi ne ha dati pochi».

Da poco è scomparso lo psicanalis­ta Massimo Fagioli. Eravate amici e avete collaborat­o in tre film.

«È una di quelle perdite che si misurano nel tempo. Da diversi anni non andavo più ai suoi seminari e tra noi c’erano stati contrasti. Ma nel tempo passato vicino a lui ho trovato risposte importanti, profonde. La sua intransige­nza gli ha portato molti nemici che lo hanno attaccato più sul piano personale che scientific­o. Sono sicuro che col tempo si imporrà una sua riscoperta anche al di fuori del movimento. Ma non credendo nell’Aldilà, la cosa importa poco a entrambi».

Molti autori di cinema, prima in America, ora anche Sorrentino, si stanno spostando verso la tv. Lei ci sta pensando?

«Come tutte le grandi rivoluzion­i, come è accaduto anche nel passaggio dal teatro al cinema, gli artisti si convertono ai nuovi linguaggi. La serialità è la nuova frontiera e i mezzi espressivi si adeguano se c’è esigenza di raccontare. E noto che la qualità del linguaggio, racconto, montaggio, cura delle immagini, soprattutt­o nel mercato americano, portino sempre più la serialità televisiva ad assomiglia­re al cinema, in senso positivo. Quindi sì, se si dovessero presentare situazioni concrete, non mi tirerei indietro».

 ??  ??
 ??  ?? Una scena del film «Fai bei sogni» di Bellocchio tratto dal libro di Gramellini, che sarà proiettato martedì all’Alfieri. Sotto il regista
Una scena del film «Fai bei sogni» di Bellocchio tratto dal libro di Gramellini, che sarà proiettato martedì all’Alfieri. Sotto il regista
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy