Con i figli per mano nel luna park del calcio Così cambierà il tifoso
ADDIO FRANCHI UN’ALTRA ERA
E ora dovranno cambiare anche i tifosi. Nel modo di vivere il calcio. Perché l’occasione, stavolta appare davvero unica. Sia per modificare la geografia del calcio a Firenze (da sud a nord), sia per cambiare le consuetudini di chi per anni ha eletto gli stadi a zona franca dove tutto era lecito con buona pace della maggioranza silenziosa, costretta oggi a infinite code, tornelli che sembrano cancellate di un fortino e continue limitazioni alla libertà di viversi in tranquillità uno spettacolo.
E allora, a scanso di equivoci, forse è il caso di dire subito che uno stadio così non sarà solo un onore per la città, ma pure un onere per chi sarà chiamato a dargli vita: se da una parte in campo dovranno esserci giocatori di valore e in grado di lottare per i vertici dall’altro, sugli spalti, i tifosi saranno spinti a cambiare per adattarsi a un contesto completamente differente.
Basta guardare l’affascinante video proiettato ieri in Sala d’Arme dove abbondano padri che passeggiano tranquillamente con i figli mano per la mano, per immaginare un futuro finalmente al passo con i tempi (e le esigenze) del resto d’Europa. Spalti con sedili ergonomici rigorosamente numerati sia in tribuna che in curva (dove anche agli ultimi retaggi degli anni ‘80-’90 sembrano destinati alla soffitta), grandi corridoi di accesso alle gradinare con punti di ristoro a ogni angolo (foto 3), zone relax dove aspettare l’inizio della partita o commentarla alla fine (magari guardando sui megaschermi le altre gare della giornata), spazi dedicati ai bambini con giochi e attività (foto 6) e un’accessibilità totale, anche per le persone disabili.
Insomma, la verità, è che questo grande «Fiore viola» non sembra nemmeno uno stadio, almeno per come siamo abituati ad intenderlo in Italia (e non è certo qualcosa di cui vantarsi viste le condizioni in cui versa il 90% degli impianti di serie A). Perché stavolta la prospettiva è completamente ribaltata. Al centro non ci sono solo il pallone e i calciatori, ma lo spettatore che si ritroverà catapultato in una specie di grande luna park calcistico della domenica dove perfino gli ingressi interni che portano dall’area commerciale agli spalti (foto 6) sembreranno quasi «gate» di un aeroporto, da imboccare nella speranza di veder volare la Fiorentina sempre più in alto.
Già, le entrate agli spalti. Tante e posizionate in modo da suddividere il più possibile lo stadio in tanti micro settori, molto più facili da isolare in caso di necessità e da gestire per gli steward impegnati nell garantire la sicurezza. Ma non solo. Perché se prima e dopo la partita lo stadio offrirà qualsiasi genere di divertimento accessorio, anche una volta seduti sulla propria poltroncina il club avrà la possibilità di accompagnare il tifoso durante tutta la partita. È pensato per questo, ad esempio, la grande rete wi-fi a cui potranno accedere gli spettatori. Tutti sempre connessi e quindi anche interattivi con la possibilità di partecipare alle iniziative che di volta in volta saranno pensate per intrattenere lo spettatore.
La tecnologia d’altronde giocherà un ruolo determinante per rendere tutto più fruibile. Così, sempre attraverso il cellulare si potrà accedere all’impianto (lo stadio sarà ticketless, cioé senza biglietto cartaceo) ed essere guidati direttamente al proprio posto prenotato, potendosi così soffermarsi al negozio della Fiorentina, al ristorante con vista sul campo o magari al museo della storia viola.
Quando il tifoso viola traslocherà a Novoli, dunque, lascerà a Campo di Marte e nel vecchio Franchi tanti ricordi e una parte della propria storia. Certo, magari anche un po’ di romanticismo andrà inevitabilmente perduto. Anche se, a pensarci bene, stadio nuovo o meno la metamorfosi dello spettatore calcistico appare già iniziata da tempo e non solo a Firenze. Lo dimostrano gli stadi italiani sempre più vuoti e inospitali a differenza di quanto avviene negli altri grandi campionati europei dove la rivoluzione calcistica è iniziata propria da impianti di nuova generazione. Proprio come quel «Fiore viola» ancora solo sulla carta, ma sufficiente a far immaginare anche da queste parti una nuova era in grado di far tornare la voglia di non perdersi una partita.