Viaggio con gli ultras di Matteo «Il pullman della remuntada»
Citazioni e Gabbani a tutto volume: «Ora cambi squadra»
Guai a chiamarlo il pullman della speranza (di rivincita). Perché gli «ultras» renziani in partenza dal mercato ortofrutticolo di Novoli alla volta di Torino, dicono che dal Lingotto partirà la remuntada di Renzi, prima per riprendere il timone del partito e poi quello del governo. Per riuscirci, stavolta, serve però una rimonta come quella del Barcellona contro il Psg. La cresta è più bassa e l’entusiasmo, dopo la batosta del referendum, non può essere più quello che animava i volontari delle prime Leopolde.
Marzia Cappelli, vigilessa in pensione che segue Matteo Renzi dai tempi del camper, ha organizzato anche la missione Lingotto: «Sono le nostre zingarate politiche. Tutto a carico nostro: tutta passione, possiamo fare queste trasferte rinunciando a qualcos’altro». La Marzia ha una maxi chat su WhatsApp con la quale tiene tutti i contatti. Prima I militanti renziani sul pullman verso Torino di salire sul pullman c’è da pagare il contributo per il viaggio. Uno ad uno salgono qualche imprenditore, pensionati, impiegati, studenti. «Il 4 dicembre c’è stato un momento di buio. Ma ora riaccenderemo la luce. Come fare? Matteo deve tornare il vero Matteo. Quello che motivava tutti e ci dava la carica», spiega l’ex vigilessa mentre al telefono discute con uno chef gli ultimi dettagli per una cena da 140 persone con bagna cauda e agnolotti del plin.
Due sedili più indietro c’è Tiziana Bernazzi, imprenditrice senese. È lei che fotografa in maniera nitida quello che tanti sostenitori super renziani pensano: «Matteo ora deve finire la rottamazione. Ma stavolta lo deve fare davvero — sbotta — Purtroppo quando arrivi a ricoprire ruoli così importanti, giocoforza, devi mediare e trovare compromessi. Renzi rimane l’unica speranza per l’Italia, ma sul referendum ha sbagliato: ha detto troppe volte io».
E a proposito di zingarate, termine mutuato dal film di culto Amici Miei, in fondo al pullman c’è chi spara a tutto volume Occidentali’s Karma di Francesco Gabbani. Qui ci sono i più giovani. Come Ilda Forgione, empolese di 31 anni, che per organizzare i comitati locali per il Sì al referendum ha fatto una rinuncia mica da poco: «Ho scelto di rinunciare a fare l’esame da magistrato. Mi è costato molto, ma credo in questa politica e lo rifarei, nonostante tutto». Anche Ilde, però, ha diverse cose da contestare a Matteo Renzi: «Deve cambiare la sua squadra. Dopo il fallimento del referendum serve una svolta radicale, altrimenti ripeteremo gli stessi errori». Accanto C’è Luca Perinelli, 26 anni, che studia Scienze politiche a Firenze: «Vengo da Massa, da noi la crisi picchia davvero duro. C’è tanta voglia di andare via — racconta — Ma non si può continua a scappare. E ora la politica deve fare qualcosa di concreto per creare lavoro, anche a casa nostra. Matteo? Ho percepito che ha perso troppo del Matteo di partenza, anche sul lato umano, fondamentale per motivare noi tutti».
Tra i giovani non può mancare il saggio. È Guelfo Guelfi, già spin doctor di Renzi ai tempi della scalata verso Palazzo Vecchio e che oggi siede nel consiglio di amministrazione della Rai: «Il Lingotto ci porta ad una nuova stazione di partenza. Quella vecchia non è chiusa o sorpassata, è semplicemente vecchia — riflette Guelfi — La Leopolda ha rappresentato la conquista del timone, del potere. Poi è arrivato lo stop del 4 dicembre, ma da Torino, dove Veltroni lanciò il Pd dieci anni fa, dobbiamo ribadire la vocazione maggioritaria del partito. E per farlo dobbiamo tornare a conquistare tanti voti: alle primarie e poi alle elezioni». E poi: Nel 2018 Renzi tornerà a Palazzo Chigi? «Ce lo vedrei volentieri. Ma preferisco la scaramanzia».