IL LABORATORIO TOSCANO DEI RIFORMISTI
Caro direttore, il Pd riflette al Lingotto, la sinistra riformista faccia della Toscana il suo laboratorio per andare oltre il Novecento. È la proposta al centro del congresso socialista (a Roma il 18 e il 19 marzo) in Toscana. Perché proprio qui si manifestò in pieno la follia massimalista e l’illusione della rivoluzione, qui ha preso vita dagli anni ‘60 un modello di sviluppo oggi in emergenza, proprio qui assistiamo a un caso unico in Italia. Per la prima volta la Toscana ha un presidente «solitario». Con un partito in formazione ma senza una spalla, né in Consiglio né in Giunta né in uno dei Comuni capoluogo di regione. Chi deve costruire un nuovo partito, deve farsi largo distinguendosi dagli altri, soprattutto dal partito da cui si proviene. È quello che Rossi sta facendo. Prevedere il futuro non è complicato: saliranno le tensioni, la visione di governo ne risentirà. E intanto vanno al voto Pistoia e due città difficili, Lucca e Carrara. In Italia c’è stato un solo partito a vocazione maggioritaria: la Dc degasperiana del 1948. Tutti gli altri hanno fallito. Non vedo più maggioranze assolute affidate a un unico partito nemmeno in Toscana. Una ragione in più perché il Pd coltivi l’ambizione di essere sì il primo ma senza essere da solo. Dunque: cosa fare e con chi sono le due domande principali. Suggerisco i primi capitoli. Uno. Le società complesse si governano in sinergia con la società di mezzo: sindacati, associazioni, municipalità. Si decide dopo aver fatto rete. Non parlo di concertazione vecchia maniera. Parlo di coinvolgimento dei tanti poteri civici. Siamo d’accordo? Due. Alcuni stereotipi da sinistra del passato vanno rimossi. Esempio: sosteniamo tutte le imprese in crisi o solo quelle che hanno un futuro, che pagano tasse in Italia, che non si trasferiscono all’estero? E il nodo migranti lo affrontiamo secondo il canone del multiculturalismo del «fai come ti pare» o ci affidiamo alla valorizzazione dei nostri valori, della parità uomo-donna, dei diritti fondamentali della persona? E la riforma istituzionale, battuta il 4 dicembre, non potrebbe ripartire da qui con la costruzione di piattaforme comunali più larghe, con l’elezione diretta del vertice della città metropolitana, con norme per tutti i comuni che regolamentino i gruppi d’interesse? I socialisti hanno le loro idee e sono pronti a discuterle con tutti i riformisti. Cosa aspetta il Pd a prendere l’iniziativa? In Toscana nacque la sinistra del Novecento. Finalmente potrebbe nascervi la sinistra del futuro.