IL PIANO DI SVILUPPO SARÀ PIÙ FORTE DELLA SCISSIONE?
Ventiquattro progetti per la Toscana, ma servirà una vera intesa tra il governatore scissionista ed il Pd renziano per far sì che il piano regionale di sviluppo sia approvato in aula e diventi il vero strumento strategico per la Regione fino al 2020. Una partita importantissima, che vale una spesa complessiva di 6,4 miliardi di euro sui 24 progetti regionali, e che la Toscana non può permettersi di perdere. Il piano sta concludendo il suo lungo percorso ed è stato riscritto con un maxi emendamento a regìa renziana accolto dal presidenze da Enrico Rossi, fatto che nel breve periodo dovrebbe assicurarne l’approvazione senza tensioni. Il documento vuole indirizzare lo sviluppo della Toscana centrale, da Firenze a Prato, Pistoia, fino a Pisa, la Toscana settentrionale caratterizzata da alcune storiche presenze industriali della grande impresa, assieme ad attività legate al mare e al turismo, la Toscana meridionale, con una forte attività agricola, ma anche turistica. Tanti gli impegni, anche ambiziosi. Nelle politiche per la montagna, le aree interne e le zone insulari, sotto il profilo economico e residenziale, si valuterà la possibilità di agevolazioni fiscali; a favore delle piccole e medie imprese sarà rinnovato un sostegno per l’accesso al credito; in agricoltura saranno incentivati i contratti di filiera, si amplieranno le possibilità di intervento nel settore vivaistico, ci sarà un sostegno all’olivicoltura e al settore cerealicolo. Il piano prevede anche azioni per la Costa e per l’area metropolitana fiorentina, incentrate sul capitale umano, e secondo il capogruppo Pd, Leonardo Marras (renziano), è «meno dirigistico, costruisce dal basso le soluzioni per lo sviluppo». Il risultato di ciascun intervento sarà poi monitorato, affinché questa pioggia di miliardi non finisce dispersa.