Come un derby (sui campi coltivati)
Bonifiche Ferraresi trova nuovi soci, cresce in Toscana e lancia il guanto di sfida ad Aboca
Agricoltura 4.0. Così l’ha definita Federico Vecchioni, ad di Bonifiche Ferraresi che in Val di Chiana, tra il Comune di Cortona e quello di Castiglion Fiorentino possiede 1.350 ettari di terra. La più grande azienda italiana per superficie agroalimentare utilizzata, l’unica agricola quotata in Borsa in Occidente. Il mantra di Vecchioni è: «Tradizione e innovazione».
Utilizzo della tecnologia per concimare, seminare e irrigare, incremento della produzione di piante officinali, passate da tre a sedici, stretto rapporto con università e istituti di ricerca, prodotti di qualità. Il «Progetto Toscana» di Bonifiche Ferraresi è un guanto di sfida ad Aboca, colosso della medicina allopatica che sulle erbe officinali ha creato un marchio riconosciuto nel mondo. Se Aboca è il Barcellona, Bonifiche Ferraresi allora è il Real Madrid ed entrambe, ci permettano il paragone calcistico, sembrano ripercorrere nei valori fondanti la dicotomia pallonara. Difficile immaginare una collaborazione, seppure entrambe trovino nella Regione una fondamentale spalla istituzionale, le due aziende hanno core business e filosofie diverse: da una parte c’è un’agricoltura che ha ripudiato la chimica, cento per cento biologica, dall’altra emerge il concetto di agricoltura industriale. Se per Aboca il valore è un prodotto, per Bonifiche Ferraresi il prodotto è un valore. Un’azienda familiare quella di Sansepolcro, una holding quella di Santa Caterina che vuole fare dell’agricoltura «la grande diga dell’economia italiana».
I numeri dicono che i soci che hanno investito in Bonifiche Ferraresi, da Carlo Debenedetti alla Banca Popolare di Cortona, hanno avuto la stessa visione di Vecchioni. Al 31 dicembre 2016 i ricavi sono aumentati del 9 per cento, il valore della produzione del 19 e il risultato operativo lordo è pari a 4,2 milioni di euro. CDP Equity, del gruppo di Cassa Depositi e Prestiti, ha investito 50 milioni di euro divenendo nuovo azionista di Bonifiche Ferraresi, che ha aumentato il capitale di altri 10 milioni. Entro il 2018 l’olivicoltura raggiungerà in Toscana 150 ettari, saranno potenziate le filiere esistenti come patate, cavoli, zucchine e mais, saranno reintrodotti ceci, fagioli, carciofi e meloni, mentre a Santa Caterina sorgerà il nuovo centro aziendale che avrà il laboratorio di ricerca e lavorazione per le erbe officinali. La concorrenza viene da sé, la determinano la terra e i mercati che non sono infiniti. Proprio nella Tenuta di Santa Caterina è nata, nel 1948, la razza Chianina con la linea genetica di Trento. «Acqua e scaffale sono i due elementi base per un’agricoltura industriale», sottolinea Vecchioni. E il presidente della Regione Enrico Rossi ha promesso che presto saranno ultimati i lavori dei conci caduti permettendo alla diga di Montedoglio una portata di 145 mila milioni di litri d’acqua, per Arezzo e per il senese. Bonifiche Ferraresi sta già pensando di comprare altra terra in Toscana, da Pisa a Pistoia, da Carrara a Grosseto. Un piano di espansione che significa anche forza lavoro e che porta, in collaborazione con il ministero, al progetto con l’Istituto Vegni di Cortona per un biennio, post diploma, di alta specializzazione agricola in funzione delle figure professionali che saranno necessarie per lavorare 1.350 ettari di terra, senza contare il piano zootecnico. A tutto questo si aggiunge il protocollo per il recupero delle Leopoldine che si trovano sul territorio di proprietà di BF con vocazione turistica ma non agroturistica.
Il piano di crescita industriale 2015-2019 è finalizzato a trasformare la società in un polo agricolo europeo di eccellenza per dimensione, capacità produttiva e qualità dell’offerta: «Ogni progetto ha bisogno di una visione e di una classe dirigente, politica e imprenditoriale, che lo realizzi, in un contesto come quello toscano che rappresenta un valore aggiunto», conclude Vecchioni.
L’Ad Vecchioni «Ogni progetto ha bisogno di una visione e di una classe dirigente che lo realizzi. Il contesto toscano rappresenta un valore aggiunto»