Corriere Fiorentino

In Versilia i talenti italiani del surf

Nel 2020 il debutto ai Giochi delle acrobazie su tavola, anche tre toscani con la Nazionale

- Simone Spadaro

Viareggio e Forte dei Marmi come una spiaggia di Malibù, tra le più gettonate località per fare surf. La Versilia è stata teatro del primo raduno federale delle Nazionali maschile e femminile del popolare sport con la tavola tanto apprezzato da statuniten­si e australian­i e che ha fatto da sfondo a film come «Un mercoledì da leoni» o «Point Break».

Il surf da onda, che in Italia è in grande espansione e conta oltre 20 mila atleti, sarà sport olimpico a Tokyo 2020. Per questo, in linea con la tendenza delle nazioni più evolute in questo sport, il ct Andrea Bonfili ed il capo allenatore Alessandro Dini hanno convocato molti giovani come i toscani Brando Giovannoni e Vittoria Banchieri del Viareggio Surf Club e Mattia Migliorini del Versilia Surf Club per un primo allenament­o sulla tavola. Assente Leonardo Fioravanti, l’unico surfista profession­ista italiano impegnato nelle prime gare del circuito mondiale in Australia, hanno risposto presente Alessandro Piu, terzo lo scorso anno alla «Big Wave» di La Vaca, e Roberto D’Amico da 15 anni in azzurro e che ha presentato anche il video sui 3.000 chilometri percorsi in Italia alla ricerca delle onde migliori. «Il surf in Italia è nato in Versilia» spiega il viareggino Alessandro Dini. «Quasi tutti i campioni italiani sono nati in Toscana. Il fondale della nostra costa è sabbioso ed ideale per chi inforca la tavola. Il feeling con il mare della Versilia non è mai venuto meno e prova ne sia che oggi, tra i convocati, ci sono ben tre atleti toscani».

L’head coach è stato tra i pionieri in Italia del surf. «Nel 1987 eravamo una tribù di giovani sognatori che inseguiva uno stile di vita cavalcando le onde. Da allora — prosegue — molto è cambiato. Siamo cresciuti, e non solo anagrafica­mente. Il movimento nel nostro paese è diventato numericame­nte importante, ma la passione è la stessa di tanti anni fa». Tanto è complicato andare sul surf quanto è difficile affermarsi a livello internazio­nale. «Ormai quando si hanno dagli 8 ai 12 anni si capisce se un ragazzo sa surfare — fa notare Dini — e, ad esempio, Brando Giovannoni è già campione italiano under 12. Più verticali si assumono e più si sale sulla cresta dell’onda e più alto è il coefficien­te dell’esercizio. È come un tuffo. I giudici giudicano curve e manovre e danno un punteggio». Prima di Tokio ci sono altre tappe per gli azzurri. «Il mondiale open di Biarritz in Francia a maggio e quello juniores, dove ci saranno i tre toscani, a settembre in Giappone che si prepara così — conclude Dini — ad accogliere i futuri protagonis­ti a cinque cerchi».

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Dall’alto: Alessandro Piu, Mattia Migliorini, Leonardo Fioravanti
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